il Giornale, 22 dicembre 2017
La brutta presenza di Poletti e Gramellini
Il ministro Poletti ha fatto togliere dal sito pubblico «Garanzia giovani» (progetto per l’introduzione dei ragazzi nel mondo del lavoro) l’annuncio di un imprenditore pavese che offriva un impiego a persone che, tra l’altro, dovevano avere anche il requisito di «bella presenza». Poletti ha giudicato l’inserzione «sessista e discriminante» e quindi irricevibile.
Capisco che oggi abbiamo problemi più importanti e che, a prima vista, stiamo parlando di una notizia marginale, ma non è così. La deriva del «politicamente corretto», che già tanti danni ha fatto in più ambiti, rischia ora di minare anche il già precario mercato del lavoro. «Bella presenza», e Poletti dovrebbe saperlo, non è, checché ne dica e scriva Massimo Gramellini sulla prima pagina del Corriere della Sera, un requisito fisico-estetico, ma etico-comportamentale. Se solo le persone belle (non si capisce secondo quale canone) avessero diritto al lavoro, Poletti che è oggettivamente brutto – sarebbe disoccupato dalla nascita e probabilmente pure io avrei faticato a trovare un impiego. La stupidità del ministro, istigata da Gramellini, rischia di minare il diritto di un imprenditore a scegliere collaboratori di «bella presenza», cioè nel senso universalmente riconosciuto curati nella persona, puliti, ordinati, che non si presentino sul posto di lavoro (spesso a contatto con il pubblico o i clienti, come è il caso in questione) vestiti in modo sciatto e disordinato. In poche parole, persone educate e consapevoli di ciò che è loro richiesto per il bene dell’impresa a cui partecipano.
Negare a un imprenditore il diritto di volere in azienda solo persone di «bella presenza» non vuole dire discriminare chi non potrebbe mai vincere un concorso di bellezza, ma imbarbarire i luoghi di lavoro. La «bella presenza» è quella che esigiamo dai membri della nostra famiglia, che il Parlamento impone a suon di regolamenti a Poletti e il Corriere della Sera chiede con una certa fermezza (ne so qualche cosa) a Gramellini. Perché allora la burocrazia è così stupida da negarla a un imprenditore del Pavese nella scelta dei suoi collaboratori?