la Repubblica, 20 dicembre 2017
Divisi pure sull’addio a Spelacchio
Ma perché tutti sono pazzi di Spelacchio, l’ albero di Natale di piazza Venezia, dichiarato morto dal Comune di Roma? Scherzosi annunci di funerali a Natale a cui abboccano in migliaia, lazzi sui social («seppelliamolo al Pantheon»), dispute arboree (è un larice o è un abete?), l’ account Twitter “Spelacchio” in pochi giorni ha attirato 4200 seguaci: «C’ ho più follower che rami». Ma la miglior battuta Spelacchio l’ ha rivolta a Maurizio Gasparri, che si era subito fatto un selfie sotto il fragile abete rosso: «Maurì, me lo potevi portà un cordiale». Ora molti vi vedono una metafora politica, specchiando nel malinconico scheletro tutto il nostro scontento. Di quel che Roma è diventata, di quel che ne sarà. Gli oppositori, da Giorgia Meloni al Pd, rovesciano su Virginia Raggi, che proprio ieri ha annunciato che non si ricandiderà, ogni colpa. Il Codacons ha presentato un esposto alla Corte dei Conti, perché Spelacchio è costato 49 mila euro senza gara. La tv tedesca vi ha dedicato un servizio impietoso, in cui fa notare le differenze abissali con il Natale di Milano. E naturalmente la parola Spelacchio, nata genialmente nelle viscere del web, è entrata nel dizionario del Palazzo: Salvini ha annunciato che il suo partito «non farà da stampella per il governo spelacchio M5S». Il Campidoglio, in un estremo atto di difesa, ora dice che Spelacchio in realtà è morto, come lo sono tutti gli alberi natalizi che ammiriamo nelle piazze d’ Italia dato che vengono impiantati privi di radici. Solo che gli altri alberi sono morti ma sembrano vivi, come Rigoglio di Piazza San Pietro, mentre Spelacchio è morto e lo sembra pure. «Manco ‘na festa hai visto», gli scrivono, sopra l’ hashtag Rip. Ma di chi è la colpa? Ilario Cavanda, il tecnico forestale della Comunità di Fiemme, in Trentino, dove Spelacchio è stato prelevato, a Un giorno da Pecora ha addossato la responsabilità della precoce morte all’ allestimento. «Il proprietario l’ aveva scelto per la sua bellezza, noi l’ abbiamo consegnato sano» ha dichiarato con fierezza montanara. In genere un albero resiste un mese e mezzo, a Roma, che tutto corrompe, ha tirato le cuoia in otto giorni. Per la Cinquestelle Roberta Lombardi «i romani hanno altro a cui pensare», Dibba dà la colpa al vecchio sistema. L’ utente “Sentenza” su Twitter ha dedicato una poesia definitiva a Spelacchio: «Quante stronzate hanno detto/ nun ce se crede/ a tuo malgrado sei diventato ‘na star, ‘no zimbello/ pensa, a quarcuno je sei parso pure bello/ e mentre suscitavi risa e ilarità/ te ne sei annato ‘n silenzio e co’ dignità».