la Repubblica, 22 dicembre 2017
Guillaume Gomez, lo chef d’assalto ecco l’altro capo dell’Eliseo
PARIGI Sulla scrivania, tra medaglie e premi gastronomici, ha una cartella con scritto “Niger”. Guillaume Gomez sta per partire in Africa con Emmanuel Macron dove stasera organizzerà un cenone di Natale per gli oltre settecento militari in missione. «È un’idea del presidente, ho accettato con entusiasmo».
All’Eliseo ci sono due capi, quello dello Stato e quelle delle cucine. «La politica divide gli uomini, la buona tavola li unisce», scherza Gomez vantando l’importanza della “gastrodiplomazia”. Chef des cuisines de l’Elysée è scritto sul bigliettino da visita.
Quarantenne come Macron, solo che lui è arrivato all’Eliseo nel lontano 1997, ai tempi di Jacques Chirac, e non se n’è più andato. Quando lo chef Bernard Vaussion è partito in pensione tre anni fa, dopo aver servito ben sei Presidenti, ha lasciato al suo discepolo il governo di una brigata composta da ventotto persone, cinquecento metri quadrati nelle antiche scuderie del palazzo, senza fronzoli, né grandi elettrodomestici.
Gomez mostra decine di pentole di rame che risalgono ai tempi di Napoleone e che, dice, sono «ancora perfette per la cottura». Qualche giorno fa, in occasione del One Planet Summit, ha sfornato 1.500 coperti in poche ore. La media è di duecento al giorno, senza pause, festivi compresi. «Non è un sacrificio», dice Gomez che twitta spesso foto del suo lavoro all’alba o tardi la notte con l’hashtag #ILoveMyJob. Lo chef fornisce tutti i pasti di Macron, anche quelli per i viaggi in aereo o le cene private con la moglie.
«Con Guillaume si mangia benissimo e non si prende un grammo», assicura Brigitte Macron in un video nella quale tesse le lodi del giovane chef. La première dame filiforme vuole mangiare molta frutta e verdura, almeno dieci varietà di stagione ogni giorno, mentre il presidente ama i Cordon Bleu, che Gomez ha imparato a fare in miniatura, versione cocktail.
L’unico della famiglia presidenziale che non assapora le prelibatezze di Gomez è Nemo. Il cane adottato dai Macron mangia solo crocchette. Molti gusti del Presidente restano segreti.
«Abbiamo un rapporto di fiducia reciproca». L’Eliseo non ha assaggiatori, come il Cremlino. «Sono io che faccio il test, si vede?», ironizza lo chef indicando il fisico corpulento.
Offre dei cioccolatini preparati poco prima e un caffè torrefatto nel sud della Francia: nel palazzo presidenziale non entrano prodotti né marchi stranieri.
È in contatto con i cuochi del Quirinale, Fabrizio Boca e Massimo Sprega. «Ogni volta che abbiamo ospiti italiani ci scambiamo suggestioni per il menù, e viceversa», racconta Gomez che ha origini spagnole ma ama l’Italia, ha chiamato sua figlia Venise. Si è conquistato una notorietà internazionale, è invitato a conferenze, eventi, ha rifiutato però di andare a Masterchef o altri concorsi tv. Ha appena pubblicato un libro di ricette.
Addio nouvelle cuisine, con Gomez si torna alla tradizione: boeuf bourguignon, quiche lorraine, pâté en croûte, magret de canard. I presidenti cambiano, ma in cucina si sceglie la continuità. Uno dei piatti spesso riproposti è la “Soupe Vge”, inventata da Paul Bocuse nel 1975, ai tempi di Valery Giscard d’Estaing, a base di brodo di carne, verdure, tartufo e una crosta di pasta sfoglia. Un altro classico della casa sono le capesante con il tartufo o la “patata Eliseo”, a base di burro e formaggio Comté, già servita per De Gaulle.
Il più goloso era Jacques Chirac, non si faceva mai mancare la testina di vitello, mentre François Mitterrand amava le scaloppine di foie gras e andava pazzo per il caviale.
François Hollande ha deciso di riportare a tavola formaggi e vino, dopo che Nicolas Sarkozy li aveva aboliti per non ingrassare.