Corriere della Sera, 22 dicembre 2017
Melbourne, Suv sulla folla. La polizia: non è terrorismo
«Un atto deliberato ma non abbiamo elementi per parlare di terrorismo». Gettano acqua sul fuoco gli inquirenti australiani ma ieri sono bastati 15 secondi per far ripiombare Melbourne nella paura.
Sono le 16:45 ora locale quando un Suv bianco travolge la folla su Flinders Street, all’angolo con Elizabeth Street, uno degli incroci più trafficati della città, a pochi giorni dal Natale. Al volante, Saeed Noori, 32enne di origini afghane. «Ha atteso che scattasse il verde per i pedoni poi ha accelerato», racconteranno i testimoni. Terribile anche la testimonianza della triestina Federica Viezzoli, 40 anni, che al New York Times ha riferito: «I passanti volavano come birilli. Sentivo le loro ossa spezzarsi». Poi il Suv si schianta contro la fermata del tram e finisce la sua corsa, a pochi metri dai jersey, le barriere di cemento installate proprio per evitare i «Vehicle-ramming attack», come vengono chiamati in gergo gli attacchi su veicoli. Due agenti trascinano Noori giù dal Suv, lo schiaffeggiano per fargli riprendere conoscenza e poi lo ammanettano.
Il bilancio è di 19 feriti, compreso Noori, di cui quattro gravi. Tra questi anche un bambino di 4anni colpito alla testa e che ieri sera risultava in condizioni stazionarie. Un incubo già visto: Berlino, Nizza, New York, Londra, Barcellona... «Il conducente arrestato ha precedenti di droga e problemi di salute mentale», ha spiegato ieri alla stampa il commissario Shane Patton. E mentre Noori rimane piantonato in ospedale in attesa di essere interrogato, emergono dettagli sulla sua dipendenza da Ice, droga dieci volte più potente della cocaina. Niente, invece, su una possibile radicalizzazione, fosse anche fai da te. Cautela anche sul secondo fermato, un 24enne ritrovato con un coltello in borsa vicino alla scena del crimine.
Prudenza è la parola d’ordine degli agenti australiani, mentre le autorità invitano i cittadini a festeggiare il Natale senza farsi prendere dal panico. Sono due anni che Melbourne fa i conti con il terrore. L’ultimo attacco a giugno, quando un uomo uccise il portiere di un complesso di appartamenti e si barricò con un ostaggio una donna, in un’operazione rivendicata da Isis. Poi, il 20 gennaio, un attacco con un’automobile e sei morti, sempre nei pressi di Flinders Street. E se anche allora la pista del terrorismo venne esclusa, l’allerta nel «Down Under» rimane ai livelli più alti.