Corriere della Sera, 22 dicembre 2017
Manovra, via libera della Camera. Sabato vota il Senato
Roma Il voto finale sarà questa mattina alle 12.30. Ma intanto ieri sera la legge di Bilancio ha ottenuto alla Camera la fiducia posta dal governo: 296 sì; 160 no. Nonostante il dietrofront per un problema di coperture che nel pomeriggio aveva fatto tornare il testo in commissione Bilancio. Dopo l’ok finale di stamattina, il provvedimento tornerà al Senato ed entro sabato sarà legge. Si tratta di una manovra da circa 5,5 miliardi di euro netti con misure che vanno dall’anticipo pensionistico (Ape sociale) per i lavoratori di 15 categorie usuranti al bonus bebé (solo per il primo anno), dalla web tax (dal 6 al 3%) alla stabilizzazione di 18 mila insegnanti precari, dallo stop agli stipendi in contanti al canone Rai a 90 euro. Il testo, dice il viceministro dell’Economia Enrico Morando, pur con le molte modifiche, mantiene i principi fissati dal governo: «Dall’utilizzo di una quantità molto grande di risorse alla conferma degli interventi per il rafforzamento delle capacità competitive del sistema economico». Ecco quindi più fondi alle Regioni (375 milioni) e alle Province (76 milioni per scuole e strade). O la stabilizzazione di medici, tecnici e infermieri nel triennio 2018-2020. Rivisto l’equo compenso per i professionisti che dovrà essere conforme ai criteri ministeriali fissati. Più personale al Consiglio di Stato per ridurre i processi amministrativi pendenti, ma anche 500 mila euro per assumere archeologi, architetti e ingegneri a Pompei, sblocco del turn over nei Comuni sopra i 1000 abitanti e stabilizzazione dei precari in Regioni e Comuni. Sono 120 i milioni a Città metropolitane e Province per la manutenzione delle strade: più altri 300 l’anno dal 2019 al 2023. Per la ricostruzione delle aree terremotate arrivano 80 milioni. Ok anche alla decontribuzione al 50% per ogni neoassunto sotto i 34 anni, esteso anche per il 2018 il bonus ai 18enni. Resta fuori il calo a 24 mesi (da 36) dei contratti a termine continuativi. Questo, dice il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta, è «l’ultimo assalto alla diligenza di questa maggioranza e di questo governo di buoni a nulla ma capaci di tutto». Ma anche Pierluigi Bersani (Mdp) ha votato contro: «Non chiedevamo la luna ma una correzione di rotta su temi economici, sociali e del lavoro: abbiamo avuto due no secchi, rimanga agli atti».