Corriere della Sera, 22 dicembre 2017
Renzi difende Boschi: sarà candidata
ROMA Il passo indietro di Maria Elena Boschi non ci sarà, anzi. A chiarirlo è Matteo Renzi spiegando che «un politico si fa giudicare dai cittadini: quindi saranno le elezioni a giudicare se qualsiasi politico, non solo Boschi, debba tornare in Parlamento. È una discussione che non esiste». La mossa dell’ex premier blinda, dunque, la sottosegretaria e detta la strategia che il leader del Pd intende adottare all’indomani della conclusione dei lavori della commissione di inchiesta sulle banche.
Le audizioni del governatore di Bankitalia Ignazio Visco, così come quelle del presidente di Consob, Giuseppe Vegas, e, soprattutto, dell’ex Unicredit, Federico Ghizzoni, si sono tramutate in numerose occasioni per muovere attacchi all’operato di Boschi e per denunciarne, secondo le opposizioni, il conflitto di interessi nella vicenda Banca Etruria. Renzi, non a caso, trae la conclusione che l’organismo di Palazzo San Macuto «sembra una commissione d’inchiesta solo su una singola banca». La ricostruzione dei fatti relativi all’istituto aretino «è priva di ricadute penali», spiega Renzi, che rivendica la scelta di avere «voluto la commissione».
Certo, dal versante del M5S non intendono mollare. Il candidato premier Luigi Di Maio affonda contro Boschi: «Va a parlare con l’ad di Unicredit chiedendogli di salvare la banca in cui suo padre è amministratore, è gravissimo». Il vicepresidente della commissione, Renato Brunetta, sottolinea che «il conflitto di interessi oggettivo è assolutamente dimostrato». Attacca anche il segretario della Lega, Matteo Salvini, che si chiede «con quale faccia un Renzi e una Boschi abbiano la spudoratezza di ripresentarsi di fronte ai cittadini. Però, problema loro». Le conseguenze sono, del resto, quelle generate dalle rivelazioni di Ghizzoni e Vegas in commissione banche. In ballo è finito anche Marco Carrai, amico di Renzi e consigliere della Fondazione Open, per una mail inviata a Ghizzoni, dove sollecitava «una risposta sull’acquisizione Unicredit-Etruria». Tanto che il presidente della commissione, Pier Ferdinando Casini, è intervenuto per respingere la richiesta della Lega di sentire Carrai in audizione, argomentando che la campagna elettorale non può tenersi a Palazzo San Macuto.
Resta che dopo l’audizione finale di oggi dell’ex premier Mario Monti, sulla crisi del debito sovrano tra il 2011 e il 2012, l’organismo presieduto da Casini dovrà tirare le fila dell’attività dell’inchiesta, elaborando una relazione conclusiva. Un impegno che si prospetta complicato, poiché un unico documento dovrà conciliare le valutazioni molto diverse di gruppi parlamentari come, per esempio, Pd e M5S. A scrivere materialmente la relazione saranno i consulenti che hanno finora affiancato i parlamentari. La scelta è di predisporre un documento condiviso con delle appendici, dove i gruppi illustreranno le rispettive valutazioni. Salvo scontri politici occorrerà almeno un mese di tempo per scrivere la parola fine sulla questione banche.