Corriere della Sera, 22 dicembre 2017
Gerusalemme, l’Onu censura Trump
WASHINGTON La voce dell’Assemblea Onu è netta: «profondo rammarico» per la decisione americana di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. La mozione di condanna politica presentata da Yemen e Turchia ha raccolto 128 voti a favore, tra cui l’Italia e gli altri grandi Paesi europei, 9 contrari e 35 astenuti. Donald Trump aveva trasformato la plenaria delle Nazioni Unite in una specie di censimento politico: ci sono gli avversari, i veri alleati e poi, una terza, inedita, categoria, «quei Paesi che prendono i nostri soldi e poi ci votano contro». L’Italia non ha mai avuto dubbi, «sì» alla mozione in continuità con la posizione espressa in Consiglio di Sicurezza, anche se ieri il nostro Paese ha mantenuto un basso profilo, così come tutta la Ue. E in fondo anche come Cina e Russia, schierate in appoggio al documento. La minaccia del presidente americano, ripetuta ancora ieri dall’ambasciatrice Nikki Haley, «ci ricorderemo di questo voto», non ha scalfito la compattezza del mondo arabo-musulmano. Yemen e Turchia hanno preso l’iniziativa rispettivamente in qualità di presidente dell’Arab Group alle Nazioni unite e dell’Organizzazione per la cooperazione islamica. L’Egitto e la Giordania, che ricevono aiuti per circa 1 miliardo e diverse centinaia di milioni di dollari dagli Usa, non si sono fatti impressionare da ciò che il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavasoglu, ha definito «il bullismo» di Trump.
L’offensiva della Casa Bianca, però, ha aperto qualche varco. Ventuno delegazioni non sono neanche comparse al Palazzo di Vetro, tra queste Ucraina, Zambia, Kenia.
Nel giro di qualche giorno l’Unione europea ha perso il blocco dell’Est: Repubblica Ceca, Romania, Ungheria e, all’ultimo, anche Polonia, Croazia e Lettonia si sono astenute, preferendo irritare i big del Vecchio Continente, Francia, Germania, Gran Bretagna, pur di non contrariare Washington. Ma anche il Canada di Justin Trudeau, fino a oggi equidistante in modo cristallino tra israeliani e palestinesi, non ha preso posizione. L’elenco degli astenuti è interessante: c’è il Messico, già sottoposto a pressione dagli americani per via del Muro e dell’accordo commerciale Nafta. E poi una larga rappresentanza dell’America centromeridionale: dalla Colombia a Panama, all’Argentina. Due clientes degli Stati Uniti, Guatemala e Honduras, si sono prOnunciati per il «no».
A fine giornata ecco il bilancio diplomatico dell’operazione Gerusalemme. Nato spaccata, con la Turchia su posizioni molto combattive e Canada defilato. Unione europea divisa e sconcertata dalle minacce di ritorsioni. Egitto e Giordania, alleati chiave nella regione, come minimo imbarazzati. A questo punto resta da capire quali ritorsioni saranno in grado di applicare ora gli Stati Uniti. Probabilmente nessuna. «Tanto finirà tutto nella spazzatura», è il commento di Israele.