Corriere della Sera, 21 dicembre 2017
Emma, nata grazie a un embrione «coetaneo» della madre
NEW YORK A Tina Wren Gibson interessa poco che, partorendo Emma, ha stabilito, forse, un record mondiale: un bimba nata da un embrione congelato per un periodo lunghissimo, addirittura un quarto di secolo. Quello che conta è che la neonata sta bene e che una coppia che non poteva avere figli – il marito, Benjamin, ha la fibrosi cistica – è riuscita a coronare il suo sogno. Poi, però, anche lei si ferma a riflettere sui paradossi della tecnologia, in questo caso quella del congelamento degli embrioni: «È incredibile, Emma è stata concepita più o meno quando sono nata io, 26 anni fa. Avremmo potuto essere sorelle della stessa età». Infatti Emma, nata il 25 novembre scorso in un ospedale del Tennessee, lo Stato nel qua-le la coppia risiede, è il frutto di un embrione congela-to da un’altra coppia di donatori sconosciuti che molti anni fa, il 14 ottobre del 1992, avevano fatto ricorso alla fertilizzazione in vitro. L’embrione è stato scongelato alcuni mesi fa per essere impiantato nell’utero di Tina. Che oggi dice di sentire Emma figlia sua al 100%, anche se non condivide il patrimonio genetico suo né quello di Benjamin. La pratica della donazione degli embrioni è ormai abbastanza diffusa, ma presenta sempre delle incognite (solo il 75% degli impianti ha successo) e non ci sono precedenti conosciuti di un bambino nato da un embrione congelato così a lungo. Negli Stati Uniti al massimo si era arrivati a 20 anni, ma è scorretto parlare di record e non solo perché pare un termine improprio per definire una gravidanza: in realtà non c’è modo di sa-pere cosa accade negli altri Paesi che usano questa tecnica. Quanto agli Stati Uniti, gli ospedali sono obbligati per legge a comunicare alle autorità sanitarie l’esito nell’impianto ma non devo-no indicare anche l’«età» dell’embrione. Tecnicalità che interessano poco ai neogenitori che solo un paio d’anni fa, dopo altri tentativi falliti, erano venuti a sapere della possibilità dell’impianto. Si sono rivolti al National Embryo Donation Center di Knoxville che, dopo aver selezionato 300 opzioni diverse, ha scelto l’embrione biologicamente più adatto per l’impianto nell’utero di Tina.