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 2017  dicembre 21 Giovedì calendario

La sodoma di Sade un tesoro nazionale

Lo Stato francese si sta battendo per il possesso dell’«opera più scandalosa mai scritta»: un «vero assoluto» ancora invalicabile, troppo forte per l’uomo, come ha scritto il critico Blanchot, ma i cui abissi restano necessari a definire il significato dell’erotismo. Le centoventi giornate di Sodoma, che Sade compose prigioniero alla Bastiglia, è anche il manoscritto più caro in terra di Francia, assicurato per 12 milioni di euro. Il marchese lo aveva copiato nel 1785 in una scrittura minuscola su un rotolo di dodici metri per undici centimetri, e nascosto in un anfratto della sua cella; ci è pervenuto solo per caso.
Dopo che il marchese fu trasferito, «nudo come un verme», all’ospizio di Charenton e la Bastiglia presa e incendiata, il manoscritto fu prodigiosamente ritrovato, ancora nascosto dietro una pietra, da un tal Arnoux de Saint-Maximin – che curiosava nella cella che era stata di Sade, nella torre detta, per antinomia, la Libertà.
Passò a una nobile famiglia di Provenza, poi a uno psichiatra berlinese, incuriosito dalle coincidenze tra le fantasie di Sade e la Psychopathia sexualis, testo scientifico dell’epoca; ma nel 1929 i mecenati Charles e Marie-Laure de Noailles (nata Bischoffsheim, la Noailles discendeva dal divin marchese) incaricano lo scrittore Maurice Heine di recuperare a Berlino il manoscritto incendiario per farne un’edizione impeccabile – Heine disse che Sade andava pubblicato con lo stesso rigore e appassionata cura di un Pascal. Conteso tra Ginevra, Francia e Italia, il fragile rotolo è acquistato nel 2014 per 7 milioni di euro da Lhéritier, discusso fondatore di una società di fondi di investimento, Aristophil, che prometteva grossi ricavi dal mercato antiquario di libri (18mila risparmiatori sono stati ingannati). Ora che la società è stata messa in liquidazione, il manoscritto doveva andare all’asta da Drouot: ma la ministra della cultura Françoise Nyssen – già direttrice delle prestigiose edizioni Actes Sud – ha bloccato la vendita, classificando bene nazionale il racconto abominevole e metodico dell’orgia di quattro dissoluti su un serraglio di giovinetti e fanciulle, in un castello sperduto nella Foresta Nera.
È stata pure bloccata la vendita del Manifesto del Surrealismo di André Breton: altra opera rivoluzionaria, che nel 1924 patrocinava insieme Freud e Marx, l’amore e la rivoluzione, il sogno e l’azione: «Il sogno è ciò che tende a diventare reale». Due campioni della rivoluzione – un istigatore del 1789 e un ispiratore del ’68 – sono oggi “tesori di Stato”.