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 2017  dicembre 21 Giovedì calendario

«Bruxelles impotente democrazia a rischio»

ROMA Nonostante la mossa senza precedenti di Bruxelles contro la Polonia, «purtroppo l’Europa è impotente di fronte alle derive antidemocratiche dei Paesi dell’Est, almeno per come è strutturata l’Unione», sostiene Michael Ignatieff, al telefono da Budapest. «In attesa della riforma dei trattati», continua il 70enne politico e intellettuale canadese, «le decisioni vengono prese all’unanimità. E così il premier ungherese Orbán salverà senza dubbio Varsavia. È un blocco compatto, inscalfibile dalle regole attuali. La democrazia è in difficoltà ovunque, anche negli Stati Uniti, figuriamoci nell’Est Europa. I partiti liberali hanno preso scoppole ovunque negli ultimi anni, ultimo il preoccupante governo in Austria.
Paradossalmente, la democrazia può legittimare regimi eletti dal popolo come quello ungherese o derive come quelle polacche. No, non sono ottimista».
Ignatieff, già leader del Partito liberale canadese, storico e professore a Harvard, dal primo settembre 2016 è anche rettore della Central European University (Ceu), la celebre università di Budapest che da mesi è nella lista nera di Orbán. Il premier ungherese ha lanciato una demonizzazione veemente, inquietante e per molti antisemita contro il miliardario e filantropo ebreo George Soros, che tra le altre cose è il fondatore della Ceu: per Orbán e altri politici di destra di Macedonia, Polonia, e Romania, l’investitore ungherese-americano – con un passato di speculazioni finanziarie su sterlina e lira e oggi sostenitore di molte ong pro migranti – è il nemico n.1 perché «vuole islamizzare l’Europa e sovvertire il voto democratico».
In Ungheria Soros è stato ritratto come un maiale, i cartelloni contro di lui sono stati affissi ovunque, anche per terra affinché lo si calpestasse per bene, e qualche settimana fa Orbán ha organizzato un surreale voto postale contro Soros, da anni bersaglio dell’estrema destra online e nel mondo innescata da una crociata del presentatore tv americano ultraconservatore Bill O’Reilly su Fox News. «Ci sono brutti echi del passato. Ma non credo che quello di Orbán sia antisemitismo», spiega Ignatieff, «Soros è il classico capro espiatorio, il nemico utile per mobilitare la folla, il culto dell’odio che si tramuta in voti.
Non siamo negli anni Trenta, Orbán non è il nuovo Horthy, ma certo il suo è un comportamento pericolosissimo. Non credo sia il classico antisemitismo, ma è di certo una nuova sorta, come inedito è il “regime democratico” di Orbán: in Ungheria c’è ancora la stampa libera, non gira la polizia politica, il capitalismo prospera, il suo regime è approvato dal voto libero. Ma certo l’atmosfera è sempre più pesante e purtroppo ne ignoriamo le conseguenze. La democrazia è diventata una sfida giornaliera, una battaglia continua, come la sopravvivenza della nostra università. Sono sicuro che a un certo punto, se l’estremismo dilagherà, i popoli orientali si ribelleranno. All’Est l’abbiamo già visto contro i sovietici». L’ateneo di Soros e Ignatieff, devoto ai valori democratici e occidentali, per ora è salvo e resta a Budapest grazie all’ultima mobilitazione internazionale in suo favore.
Orbán non ha ancora annunciato la sua resa sulla Ceu, aspetta le elezioni di aprile: «Ma il problema non è solo l’Ungheria. Tutta l’Europa centro-orientale è governata dalla destra o da forze reazionarie. Per le istituzioni libere, sopravvivere è sempre più difficile. Ma per ora abbiamo resistito e ne sono orgoglioso». Ma perché l’Europa orientale ha preso questa deriva? Secondo Ignatieff, il problema sono gli straordinari flussi migratori degli ultimi anni e l’avanzata della sempre più spietata globalizzazione: i loro effetti hanno conseguenze peggiori oltre l’ex Cortina di Ferro, dove le democrazie sono ancora immature dopo il dominio sovietico. «Identità, lingua e cultura oggi sono destabilizzate da enormi migrazioni e globalizzazione. Per fermare la tendenza estremista, bisogna chiudere le frontiere. Lo so che è un paradosso per le persone aperte e democratiche come molti di noi, ma la sinora vasta generosità verso i migranti in Occidente può svanire se i cittadini sentono le frontiere fuori controllo. Anche la situazione politica in Italia lo dimostra».