Corriere della Sera, 21 dicembre 2017
Lazio, i tifosi citano l’arbitro per danni
ROMA Non hanno visto un rigore per la Lazio contro il Torino benché avessero a loro disposizione la Var? Hanno espulso ingiustamente Immobile malgrado le immagini chiarissero una dinamica diversa? Che gli arbitri paghino, allora. Perché la loro è «una grave colpa professionale» e, come accade agli avvocati o ai medici, «devono essere ritenuti responsabili dei danni procurati». A chi? Ai tifosi, ovviamente. Attenzione, però, perché tutto questo è reso possibile appunto dall’esistenza della Var, che permette di valutare quanto accade in un campo di calcio «in modo oggettivo, non discrezionale»: perciò certi sbagli sono inammissibili. «Se non avessero avuto l’aiuto della tecnologia, una richiesta del genere sarebbe stata impossibile». È la prima volta che la moviola diventa elemento fondamentale di una causa contro gli arbitri, chissà che non apra a nuovi scenari.
A promuovere l’azione contro Giacomelli, arbitro della partita, e Di Bello, Var dello stesso incontro, è un gruppo di tifosi laziali, che si sono uniti e hanno affidato all’avvocato Stefano Previti, figlio di Cesare, il compito di tutelarli. E proprio Stefano Previti è uno degli undici sostenitori biancocelesti firmatari della richiesta di risarcimento (nella circostanza è dunque sia parte lesa che legale) assieme a professionisti e vip di fede biancoceleste: tra di loro ci sono il politico Pino Cangemi di Forza Italia, il giornalista del Tg5 Guido Del Turco, il presidente della Polisportiva Lazio Antonio Buccioni.
A Giacomelli e Di Bello è stato per ora notificato l’invito alla negoziazione assistita, primo passo verso la citazione in giudizio. Ma cosa chiedono, anzi quanto vogliono i tifosi della Lazio dai due arbitri? «Il danno è morale, non patrimoniale, perciò la cifra non può essere elevata: seicento euro per ciascun firmatario», spiega Previti. In tutto farebbero 6.600 euro. «Ma noi abbiamo aperto la strada, in realtà potrebbero aderire tutti coloro che erano allo stadio quella sera e anche chi vedeva la gara alla tv. Senza contare che qualcuno potrebbe anche avere subito un danno ben più importante: uno scommettitore ad esempio o un tifoso che di fronte a quegli episodi si è sentito male». Il rischio è che gli arbitri finiscano tutti sul lastrico: «Si assicurino per responsabilità professionale: io, da avvocato, l’ho fatto».
L’azione dei tifosi della Lazio è nuova perché insiste sulla responsabilità professionale dell’arbitro: non è dunque basata sulla tutela di interessi collettivi e, di conseguenza, prevede un risarcimento per ogni tifoso. Ma si tratta, evidentemente, anche di una provocazione.
Nel frattempo Giacomelli è finito anche nel mirino del procuratore federale Pecoraro: sul suo conto è stato aperto un fascicolo perché sarebbe riconducibile a lui il profilo Facebook (poi oscurato) di «Jack O’Melly», e gli arbitri non possono usare nickname sui social. Ad aggravare la situazione è la presenza di una bella foto del direttore di gara con Totti: per uno che ha penalizzato la Lazio, non proprio il massimo.