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 2017  dicembre 21 Giovedì calendario

Scontro finale su Etruria

Dall’audizione dell’ex ad Unicredit Federico Ghizzoni emerge che nel 2015 la ministra Maria Elena Boschi «chiese di valutare l’acquisizione di Banca Etruria» ma non fece «pressioni». Ghizzoni rivela d’aver ricevuto da Marco Carrai, amico di Renzi e consigliere della Fondazione Open, una mail che «sollecitava» una risposta sull’operazione. Opposizioni all’attacco.
«Ero interessato a capire gli intendimenti di Unicredit riguardo Banca Etruria perché un mio cliente stava verificando il dossier di Banca Federico Del Vecchio, istituto fiorentino di proprietà di Etruria». È la versione con cui Marco Carrai giustifica la email inviata a Federico Ghizzoni. Un intervento anche su richiesta di Maria Elena Boschi? In mancanza di prove non si può affermarlo. Di certo, però, c’è il fatto che «Marchino» e «la Mari», vezzeggiativi usati dagli amici più fidati, non si amano granché. Al matrimonio di Carrai, ad esempio, c’erano oltre 400 invitati, ma non la ministra, rimasta senza la partecipazione. Ma chi è Carrai, rispuntato in veste di mediatore bancario dopo mesi a evitare i riflettori? Gracile, riservato, misterioso: una moglie, due figli. «Marchino», 42 anni, è il migliore amico di Renzi, suo testimone di nozze. Investe dall’immobiliare alla cybersecurity, triangolando anche con Israele, compreso il premier Netanyahu. Una casa a Firenze, ma i fatturati delle sue società lievitano tra Milano, Usa e Medio Oriente. Durante il governo Renzi stava per essere nominato a capo della sicurezza digitale del Paese. È anche presidente di Toscana aeroporti, società che gestisce gli scali di Pisa e Firenze: il secondo ha appena incassato dal governo l’ok per realizzare una nuova pista, che raddoppierà i passeggeri. In ballo 100 milioni di euro di aiuti statali, di cui 50 già erogati. Il suo pallino sono da sempre le banche. È in questo ambiente che l’imprenditore fedelissimo di Renzi si è costruito credibilità e influenza. «Marco è un mio amico», ha detto lo stesso Ghizzoni.

ROMA La vicenda Banca Etruria arriva al suo epilogo. Dai lavori della Commissione di inchiesta sul settore creditizio emerge che Maria Elena Boschi il 12 dicembre del 2014, quando era ministra, ha chiesto a Federico Ghizzoni, in quel momento amministratore di Unicredit, «se era pensabile un intervento su Banca popolare dell’Etruria». A raccontarlo in audizione è Ghizzoni, ribadendo in un ulteriore passaggio, sollecitato proprio dai parlamentari della Commissione, che Boschi «chiese di valutare l’acquisizione di Banca Etruria». 
Il banchiere aggiunge: «Sapevo della parentela di Boschi con il padre (vicepresidente di Etruria, ndr ) ma per me non era una cosa rilevante, magari lo era per il ministro ma per me no». Dalle parole di Ghizzoni emerge che Boschi era preoccupata per gli effetti sul territorio generati dalle crisi di Mps e Etruria. Il colloquio, dice, è stato «cordiale» e non ci sono state «pressioni dal ministro». A quell’incontro non ne seguirono altri. Nella sua relazione il banchiere indica un dettaglio aggiuntivo. Il 13 gennaio 2015, tramite una mail, a scrivergli è Marco Carrai, amico di Renzi e consigliere della Fondazione Open: «Su Etruria mi è stato chiesto di sollecitarti, nel rispetto dei ruoli, per una risposta sull’acquisizione Unicredit-Etruria». «Carrai è un professionista che non ha niente a che fare con il Pd», precisa subito dopo il capogruppo alla Camera Ettore Rosato. 
Il quadro complessivo corrisponde a quanto scritto nei mesi scorsi da Ferruccio de Bortoli, nel libro Poteri forti (o quasi), ossia che «Boschi chiese a Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Etruria». Tanto che de Bortoli ringrazia l’ex numero uno di Unicredit «per aver confermato la richiesta dell’allora ministra Boschi. Era giusto che l’opinione pubblica sapesse».
Ma a ringraziare Ghizzoni per l’esposizione «impeccabile» di quanto avvenuto è anche la sottosegretaria Boschi, che ha sempre negato di avere avanzato richieste, al punto da avviare un’azione civile di risarcimento nei confronti di de Bortoli, e che rivendica: «Non ho fatto alcuna pressione. Io mi sono informata e interessata come avrebbe fatto chiunque altro all’economia del proprio territorio. Io non ho chiesto di acquisire una banca, ho chiesto se Unicredit fosse interessata o meno. C’è una bella differenza». A intervenire è anche Carrai per precisare che la mail trattava di una «questione tecnica, niente di più. Ero interessato a capire gli intendimenti di Unicredit riguardo Banca Etruria perché un mio cliente stava verificando il dossier di Banca Del Vecchio, istituto fiorentino di proprietà di Etruria. Tutto assolutamente trasparente, tutto legittimo».
Argomenti che non tacitano l’attacco politico. «Boschi ha mentito agli italiani. Il suo chiodo fisso è stata la banca di cui il padre era amministratore», affonda Luigi Di Maio, chiedendone le dimissioni. Giorgia Meloni sottolinea il «quadro opaco che mette una pietra tombale sulla credibilità politica di Renzi e di Boschi». Renato Brunetta evidenzia «il conflitto di interessi implicito». Lega e M5S chiedono di sentire Carrai.