il Fatto Quotidiano, 21 dicembre 2017
Noio volevàn savuàr
Più botte prendono, più ringraziano chi li mena. Visco rivela che Renzi andò a perorargli la causa di Etruria e lui manco gli rispose, “pensando che scherzasse”? “Ringrazio molto il governatore Visco, mi fa piacere che finalmente fughi ogni dubbio sul comportamento dei ministri”, tripudia Renzi al settimo cielo mentre stramazza al tappeto, si massaggia l’occhio nero e tenta di rimettersi in piedi con l’ausilio delle stampelle. Ghizzoni ribadisce parola per parola ciò che scrisse De Bortoli sulla richiesta della Boschi (da lei sempre smentita) di “valutare un’acquisizione o un intervento su Etruria”? “Confermo ciò che ha detto oggi Ghizzoni. Che è stato impeccabile nel raccontare i fatti”, esulta la Boschi tutta giuliva dal pronto soccorso, mentre l’infermiera le tampona il sangue dal naso e l’odontotecnico le rifà nuova l’arcata dentale. Per trovare un precedente all’automassacro che i renziani si stanno impietosamente infliggendo in Commissione banche con le loro interferenze indebite, i loro abusi di potere, i loro sotterfugi prontamente smascherati e le loro bugie istantaneamente smentite, bisogna uscire dall’ambito politico-finanziario e inoltrarsi in quello della commedia brillante. Per esempio, nell’episodio de I mostri di Dino Risi sui due pugili suonati, Tognazzi e Gassman. Il quale, più prende pugni in faccia e finisce kappaò, più ripete con aria ebete: “So’ contento… e so’ contento…”.
Ma il bello è che mentre Ghizzoni pianta l’ultimo chiodo nella bara del fu Giglio Magico sempre più Tragico anzi Fradicio, un’allegra compagnia della buona morte di giornalisti ha deciso di seguirne il destino sino in fondo, perpetuando la propria sottomissione alle panzane renziane perinde ac cadaver. La raffica di tweet che accompagna il rito dell’estrema unzione officiato dall’ex banchiere ricorda un’altra maschera della commedia dell’arte: lo “scemo per non andare in guerra”, detto anche “finto tonto”. Strepitoso Mario Lavia: “Ghizzoni: ‘Mai ricevuto pressioni’”. Lui si accontenta di poco: del resto, quando chiede un caffè macchiato al bar, precisa sempre al barista che la sua non è una pressione, ma una semplice richiesta di informazioni. Tipo Totò e Peppino col vigile di piazza Duomo: “Noio volevan savuar l’indiriss”. Meraviglioso Johnny Riotta, quello che tre anni fa trovava Renzi addirittura “sexy”: “Insomma, alla fine della Fiera, Ghizzoni ex Unicredit difende @meb Boschi e nega di avere ricevuto da lei pressioni su #BancaEtruria. E adesso ragazzi?”. Preclaro esempio di giornalismo anglosassone, molto attento ai conflitti d’interessi.
E dunque indifferente all’Operazione Gillette Bilama degli statisti etruschi (la Boschi liscia il pelo a Ghizzoni e Carrai completa l’opera). Del resto già sulle rivelazioni di Visco il giornale di Johnny, La Stampa, era riuscito a titolare sontuosamente “Tregua sulle banche” e “Fra Visco e Renzi il giorno della ‘pace istituzionale’. Il governatore di Bankitalia nega le pressioni. L’ex premier: ‘Grazie, smentite le illazioni’. Ma i Cinque Stelle attaccano”. Titoli eguagliati solo da quelli del Messaggero (“Il leader Pd vuole la tregua: ‘Esclusa ogni pressione’”) e scavalcati solo da quello de Il Dubbio (“Visco assolve Renzi”). E poi tutti sotto con la campagna contro le fake news di Putin.
Intanto gli altri scudi umani, mentre cercano un collegio per la Boschi fra Trentino, Campania, Lucania e Barbagia, possibilmente dove nessuno la conosca, esultano come un sol uomo per gli strepitosi successi di Matteo&Mariaele. Il povero Orfini, che in Commissione Banche è il capogruppo Pd, infatti raccoglie trionfi che nemmeno Fassino, cinguetta: “Abbiamo provato a risolvere la crisi senza nessuna pressione né conflitto di interessi. Questa è la verità su #banche, anche oggi confermata da #Ghizzoni”. Ma certo, come no, è andata benissimo. Gli fa eco lo sventurato Marcucci: “La chiarezza di #Ghizzoni è totale. Il ministro #Boschi si informò e non fece nessuna pressione, nel massimo rispetto dell’autonomia di Unicredit. Il #M5S continua a non interessarsi dei correntisti, ma solo a spargere falsità. Ora basta”. Ora sta’ a vedere che pure Ghizzoni è grillino. Poi c’è Rosato, il tapino: “Carrai è un professionista che opera in quel settore e che non ha niente a che fare con il Pd”. Ingrato. Chiude da par suo Bonifazi, il tesoriere: “Lo dico da avvocato e da cittadino. Oggi De Bortoli ha perso la causa. E chi accusava @meb (la Boschi, ndr) ha perso la faccia”. Ma sì, dài, e tu sei un grande principe del foro: da oggi verranno tutti a farsi difendere da te. Par di sentire Woody Allen in Provaci ancora Sam che, pestato a sangue da una gang di balordi, racconta tutto tronfio con un fil di voce: “C’è stata una rissa con dei tipi che davano fastidio a Julie e gli ho dovuto dare una lezione, ma sto benone: a uno gli ho dato una botta col mento sul pugno e a quell’altro una nasata sul ginocchio”.
In fondo è bello vedere i morituri avviarsi festosamente al proprio funerale col sorriso sulle labbra, come fosse Carnevale. Noi, che li abbiamo criticati da vivi, smetteremo nell’ora della triste e prematura dipartita. Ci accontentiamo di avere spiegato per tempo in quali mani erano caduti il governo del Paese (inteso come Italia, non Laterina o Rignano sull’Arno) e soprattutto la Costituzione repubblicana. E vorremmo che udissero anche loro il grido che, in lontananza, si leva dalla Nazione tutta. Un grido tratto da Roma di Fellini, nella scena del vecchio guitto spernacchiato dal pubblico in un teatro di provincia: “Ao’, ma n’hai sentito quello? T’ha detto che te ne devi annà!”.