La Stampa, 21 dicembre 2017
Al Senato altolà ai voltagabbana
Stop ai cambi di casacca a Palazzo Madama. È quanto tra l’altro prevede la riforma del regolamento varata ieri dall’Aula, elaborata da un comitato ristretto istituito dal presidente Pietro Grasso e formato da Luigi Zanda (Pd), Roberto Calderoli (Lega), Maurizio Buccarella (M5S) e Anna Maria Bernini (Fi). La norma tra l’altro ostacola il filibustering con regole più cogenti per la discussione dei provvedimenti in Aula; dà maggiore potere legislativo alle Commissioni; favorisce una maggiore trasparenza dei lavori e non fa più valere il voto di astensione come contrario.
La novità principale certo è quella che stoppa i cambi di casacca e la nascita di gruppi parlamentari che non scaturiscono dal voto dei cittadini. Nel primo caso, i senatori potranno cambiare gruppo rispetto a quello in cui sono eletti solo passando a gruppi già esistenti; vicepresidenti, segretari e membri di Commissioni permanenti (non i presidenti, però) decadranno dalle cariche dell’Ufficio di presidenza, a meno che il gruppo di provenienza sia stato sciolto o fuso con altri. Quanto ai gruppi parlamentari (sempre con almeno 10 senatori, esclusi quelli delle minoranze linguistiche) devono rappresentare un partito che abbia presentato alle elezioni per il Senato propri candidati con lo stesso contrassegno. Nuovi gruppi, dunque, potranno essere costituiti anche in corso di legislatura: ma solo se corrispondono a movimenti politici che si siano presentati alle elezioni uniti o collegati.
L’iter legislativo sarà più veloce, perché i disegni di legge saranno assegnati alle Commissioni in sede deliberante o redigente, ovvero senza un ulteriore passaggio per l’Aula, fatta eccezione per i disegni di legge costituzionali e di revisione costituzionale, in materia elettorale, deleghe legislative, ratifiche di trattati internazionali, bilanci e consuntivi, decreti-legge recanti disposizioni in materia di ordine pubblico e disegni di legge collegati alla manovra di finanza pubblica. Le sedute delle Commissioni in sede referente o consultiva, poi, saranno pubbliche. Infine, si prevedono sedute d’Aula uniche, e per le fiducie del governo sui maxiemendamenti ci sarà l’obbligo di previo deposito alla Presidenza.