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 2017  dicembre 21 Giovedì calendario

A Banca Intesa nuovo piano con 3.500 uscite volontarie

In Intesa Sanpaolo è in arrivo una nuova maxistaffetta generazionale che si basa su oltre 3.500 uscite volontarie e assunzioni di giovani a tempo indeterminato. La trattativa tra la banca e i sindacati è alle battute finali e in queste ore si sta definendo il numero dei nuovi ingressi di giovani (ieri in tarda serata le parti stavano ragionando su 1.500) a cui i rappresentanti dei lavoratori vogliono agganciare gli esodi che vanno ad aggiungersi ai 4mila che erano stati negoziati dalla banca e dai sindacati all’inizio dell’autunno, dopo l’acquisizione delle ex banche venete. Mille uscite, lo ricordiamo, erano avvenute nel perimetro delle ex Veneto Banca e Popolare di Vicenza e 3mila in quello di Intesa Sanpaolo. All’apertura del Fondo di solidarietà per 3mila persone, però, in Intesa Sanpaolo sono arrivate oltre 6.500 domande di accesso, quindi ben 3.500 in più rispetto al numero negoziato nell’accordo. È forse la prima volta che l’ampliamento del fondo di solidarietà di una banca avviene per via di una sollecitazione, molto forte, dal basso di cui il sindacato si è fatto portatore.
Non si tratterebbe quindi di uscite concordate a seguito di piani di esuberi. La centralità delle persone è sempre stata sottolineata dai manager di Intesa Sanpaolo che in più occasioni hanno affermato che la banca potrà essere lasciata solo dalle persone che scelgono di lasciare e che le persone sono strategiche. L’ultimo piano di esuberi del gruppo risale al 2013 e successivamente si è scelta la strada della riqualificazione delle persone. Anche per questo, oggi, la platea di coloro che potrebbero accedere ai prepensionamenti è davvero molto vasta: secondo una stima sindacale fatta al momento del primo accordo di uscita nell’ambito dell’integrazione delle ex Venete erano circa 8.500 i lavoratori con i requisiti per il prepensionamento.
Dopo l’arrivo delle domande di uscita da parte dei lavoratori, Ca’ de Sass e i sindacati hanno avviato la discussione di un piano di riorganizzazione che ha ampliato la platea di coloro che potranno uscire dalla banca, grazie a uno scivolo lungo cinque anni verso la pensione. Le uscite avverranno tutte su base volontaria – del resto le domande sono già arrivate -, attraverso il Fondo esuberi, l’ammortizzatore sociale di categoria, e riguarderanno i lavoratori che maturano i requisiti pensionistici entro il 2023. Sono state previste due ulteriori finestre d’uscita oltre a quelle già fissate dal precedente accordo.
Le nuove 3.500 uscite sono previste entro il 2020, ma a queste il sindacato ha però chiesto di agganciare nuove assunzioni stabili, in linea con una tradizione del credito dove, come ha confermato l’ultimo rapporto Abi, il 99% dei lavoratori ha il posto fisso. Uno dei nodi della trattativa sarebbe infatti il numero di assunzioni a tempo indeterminato che dovrebbero parzialmente compensare le uscite. Per i nuovi ingressi il piano prevederebbe particolare attenzione ai nuovi mestieri, al Sud Italia, alle aree geografiche svantaggiate e alle categorie protette. Ma soprattutto alle nuove formule contrattuali: una parte dei nuovi contratti dovrebbero infatti essere misti, in parte da promotore finanziario e in parte da dipendente, attraverso un percorso di formazione ad hoc. Con l’eventuale possibilità, ma di questo si sta discutendo, per il lavoratore di richiedere di convertire il contratto da misto a full time.
La maxistaffetta generazionale avviene a un paio di mesi dalla presentazione del nuovo piano di impresa, atteso per febbraio del prossimo anno, e, guardando in prospettiva, rappresenta un tassello importante nell’ambito del cantiere dell’efficienza il cui obiettivo è l’ulteriore miglioramento del cost-income che già oggi vede la banca ai primi posti in Europa.