il Giornale, 20 dicembre 2017
L’editoria «brucia» 2 miliardi. E i ricavi digitali restano mini
In cinque anni i nove editori italiani, a cui fanno riferimento i maggiori quotidiani, hanno visto evaporare un quarto dei ricavi (il calo mondiale è stato dell’8,4%) e hanno perso complessivamente 2 miliardi. In tutto tra il 2012 e il 2016 sono svaniti 3,7 miliardi di fatturato, oltre a 3.422 posti di lavoro e 300mila copie giornaliere (-33,3% rispetto al 2012). Ridotti all’osso gli investimenti: 24 miliardi nel 2016 dai 77 del 2012, si tratta del peggiore tasso in Europa.
È quanto emerge dallo studio settoriale condotto da R&S Mediobanca: la diffusione dei quotidiani in Italia (2,6 milioni) è praticamente pari alle vendite dei primi due giornali tedeschi (Bild e Frankurter Allgemein vendono 2,5 milioni di copie al giorno) e inferiore alla diffusione di The Sun e Daily Mail in Gran Bretagna (3,3 milioni). E magra consolazione è che, nell’ultimo anno, il crollo è rallentato rispetto agli esercizi precedenti: i ricavi 2016 sono diminuiti del 5% sul 2015 (+0,7% in Gran Bretagna) e i margini di redditività dell’1,3% (contro il +7,4% in Germania).
Sul podio in Italia ci sono Mondadori (1,16 miliardi il fatturato 2016), Rcs Mediagroup (968 milioni) e L’Espresso (586 milioni). A livello di redditività invece i migliori per margine operativo sono Cairo Editore (14,3%), Mondadori (85,2%) e L’Espresso (4,7%); in coda ci sono Il Sole 24 Ore (-15,4%) e Class (-21,8%). In Europa vince la tedesca Axel Springer: 3,29 miliardi di giro d’affari.
Lo studio evidenzia poi come nel mondo, nonostante la crescita del digitale, il 91,6% del giro d’affari dei quotidiani (153 miliardi di dollari) provenga ancora dalla carta stampata. Il modello di business, tuttavia, sta cambiando: dal 2014 i ricavi diffusionali sono diventati la fonte principale del settore (nel 2016 rappresentano il 56% del fatturato), superando così il fatturato.