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 2017  dicembre 20 Mercoledì calendario

Berlino incorona Matilda l’attrice che sognava Björk

ROMA L’Europa punta sul talento di Matilda De Angelis. “C’è qualcosa che lei non sappia fare?”, recita la motivazione con cui l’attrice, cantante e musicista è stata scelta tra le Shooting star del 2018, le promesse del cinema sotto i riflettori alla prossima Berlinale. Prima di Matilda, sono state stelle cadenti per l’EFP, l’European Film Promotion (di cui fa parte l’Istituto Luce Cinecittà-Filmitalia), Alba Rohrwacher, Elio Germano, Maya Sansa, Stefano Accorsi, Alessandro Borghi. «Sono eccitata da non dormirci la notte», racconta Matilda, in pausa dal set della terza stagione di Tutto può succedere. E davvero tutto è successo da quando, tre anni fa, Lucio Pellegrini scelse questa ragazza bolognese senza esperienza per la serie Rai: «Ambra è stata una palestra di recitazione. Non il ruolo più difficile, ma quello per cui ho dovuto scavare dentro il mio lato marcio. Lucio aveva visto in me qualcosa di quest’adolescente dalla testa calda ma fragile. Sui social scrivono “le darei due sberle”, ma per me è una ragazzina vittima di se stessa». A ventidue anni quel lato oscuro nel cinema l’ha già esplorato più volte: da tossica nel film Una famiglia, portato a Venezia da Sebastiano Riso, da baby prostituta che vende la verginità su internet ( Youtopia, di Berardo Carboni, in sala a primavera). «Ho un’indole drammatica, ingigantisco tutto ciò che mi attraversa. Sono stata una ragazzina sofferente, piena di problemi che risolvevo sempre nel modo sbagliato». Il suo sentirsi sbagliata è diventato un serbatoio creativo «cui ho imparato ad attingere senza restarne invischiata. Noi attori ci sottoponiamo a uno stupro mentale continuo. A nessuno fa piacere andare a ritrovare ciò che ci ha fatto stare male».
Il momento della leggerezza è arrivato, con Coco, il cartone Pixar a cui presta la voce, e con Il premio di Alessandro Gassmann in cui è una cantante italo islandese che sembra Björk. «Da ragazzina le somigliavo ancora di più. Mio padre era un suo fan assoluto e mi fotografava in posa come nelle copertine dei suoi dischi. Sono cresciuta con quella musica nelle orecchie. È stato bello cantare i due brani nel film». Lo scorso anno, per Veloce come il vento, Matilda ha avuto una doppia candidatura ai David di Donatello, attrice e interprete del brano Seventeen («sognavo quasi più di vincere per la canzone...»).
Dai sedici ai vent’anni ha trascorso ogni estate in tour per l’Europa con sei amici, «suonavamo in strada e nei locali, dormivamo dove si poteva.
Ricordo una notte di pioggia, la tenda aperta, i vestiti e il materasso zuppo, io che li asciugavo e piangevo nel bagno di un autogrill. E quando ci hanno rubato gli strumenti, e quando ci hanno rotto a sassate i vetri del furgoncino. Ma sono stati i giorni più belli della mia vita». Ancora oggi il più grande sogno è un album da cantautrice, ma sul set di Youtopia “ho capito che volevo fare l’attrice sul serio, che mi volevo meritare di stare in quel posto in cui ero arrivata in modo inconsapevole. Non volevo essere la ragazza scoperta per caso da Matteo Rovere, quella con gli occhi azzurri a cui andava tutto bene. Per essere in pace con me stessa dovevo trovare metodo, lavorare con amore, dedizione, ossessione». Oggi è molto popolare sui social, «condivido solopochi istanti di verità, valori in cui credo. Mille ragazzine si identificano in Ambra e mi chiedono consigli. Quando posso rispondo, pensando alla solitudine che le ha spinte a rivolgersi a qualcuno che non conoscono». S’accende quanto s’affronta la questione molestie: «Sono disgustose, fisiche o morali che siano. E non riguardano solo le generazioni più vecchie, certi retaggi maschilisti si tramandano». In Italia poche attrici si sono schierate con Asia Argento. «Ho trovato triste e angosciante vedere le donne che si sono scagliate contro di lei. Io sono con Asia, ammiro il suo coraggio. Viviamo un momento importante, soprattutto è importante non dimenticare ciò che subiscono ogni giorno donne lontane dai riflettori».