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 2017  dicembre 20 Mercoledì calendario

Riavvolgiamo il nastro torna la musicassetta

ROMA Siamo stati così cretini da non accorgerci che le cassette audio erano passate di moda e così ostinati da continuare a produrle». Al telefono Steve Stepp, 69 anni, lo racconta ridendo. Deve essere una delle sue battute preferite per spiegare come mai fa quello che fa. A Springfield, cittadina da 165mila anime al centro del Missouri, dirige una azienda chiamata National Audio Company. Ci lavora dalla fine degli anni Settanta assieme ad altre quaranta persone. È una delle ultime fabbriche di nastro magnetico rimaste, la più grossa al mondo, che oggi come allora sforna cassette audio. Stepp sprizza felicità: dopo il vinile, dopo le console d’epoca, dopo le Polaroid, anche la cassetta sta tornando a farsi sentire. Quasi l’epoca del digitale non possa far altro che lasciarsi dietro una scia nostalgica per quel che ha distrutto. «Le cose vanno a gonfie vele – prosegue lui – non abbiamo mai ricevuto così tanti ordini come quest’anno». In Occidente la National Audio ha quasi il 95 per cento del mercato e in parte lo deve alla simbiosi con un’azienda italiana, la Music Box di Rodengo-Saiano, Brescia. La prima produce il nastro magnetico e lo inserisce negli involucri di plastica realizzati qui da noi. «Stavamo per vendere tutto», confessa Luca Gilberti, 45 anni, che manda avanti l’azienda bresciana. «Fortuna che non lo abbiamo fatto. E poi vuole mettere la soddisfazione? Produciamo dalla a alla z le migliori cassette al mondo e abbiamo scalzato la concorrenza cinese. Due milioni e mezzo di pezzi realizzati nel 2017, con un più 36 per cento rispetto al 2016. Il problema più grosso sono i ricambi dei macchinari che nessuno fa più». A Rodengo-Saiano si sono attrezzati: se li fabbricano da soli.
Nel regno dello streaming, che sta fagocitando perfino iTunes di Apple, le tracce del passato hanno un valore commerciale ben preciso soprattutto se analogiche.
Mentre la Sony ha deciso di aprire di nuovo una fabbrica di vinili in Giappone, le vendite della vecchia cassetta negli Stati Uniti nel 2016 hanno subito un’impennata del 74 per cento e quest’anno dovrebbe chiudere superando i 140 punti.
Numeri altisonanti ma piccoli: poco meno di 130 mila copie vendute in America. Nulla rispetto ai 450 milioni del 1988, ma tante se paragonate alle 34mila del 2009.
La Disney ha voluto pubblicare le colonne sonore dei suoi ultimi film, in primis Guerre Stellari, anche in questo formato. Anche perché il personaggio principale del suo I guardiani della galassia, Peter Quill, se ne va in giro dotato di astronave e vecchio walkman per ascoltare brani soul. E poi per diversi musicisti nel mondo, fra gli altri Ferro e Jovanotti in Italia, la cassetta ora è il supporto più esclusivo per confezionare versioni in edizione limitata dei loro album. Su eBay poi finiscono inevitabilmente oltre i mille euro, come il modello di walkman usato da Peter Quill.
«Per me fare una cassetta è come scrivere una lettera» è il passo di Alta Fedeltà (Guanda) di Nick Hornby che si cita più spesso dalle parti di Springfield. Ed è anche uno dei preferiti a Brescia. «Però devo confessare una cosa», ammette Gilberti della Music Box. «Io non ho ancora capito cosa ci fanno le persone. Riceviamo ordini faraonici dalla Finlandia e non ho la più pallida idea di come le utilizzano. Le piastre di alto livello non le produce più nessuno. Un conto è il vinile che ha un suono ricco di informazioni, un altro è la cassetta». Stando alla guida all’acquisto pubblicata dal New York Times nel 1981, ogni tipologia ha un sapore diverso.
Alcune più brillanti, altre più impastato. Come fossero birre pregiate, che adesso le nuove generazioni vogliono assaggiare.
«Le assicuro che gli acquirenti maggiori sono proprio i ventenni e i trentenni», sostiene Steve Stepp.
Viene in mente il documentario The Magnetist del 2013, su un dj svedese ossessionato dai mangianastri, o Cassette di Zack Taylor di quest’anno e premiato a Rotterdam. “Un documentario fai-da-te sul peggior supporto musicale”, recita il sottotitolo.
«Sarà pure il peggiore. Ma non c’è nulla di più bello dell’ascoltare una cassetta in macchina», conclude Stepp. «Come si faceva qualche era addietro». Già, come si faceva circa venti anni fa.