La Stampa, 20 dicembre 2017
Il ricercatore dell’Enea: «Nel 2050 più rifiuti che pesci nei mari Superiamo la logica dell’usa e getta»
Dottor Pietrelli, fino a che punto i cotton fioc in mare sono un problema serio?
«Lo sono, perché impiegano molto tempo per degradarsi. L’anno scorso, nella campagna Goletta Verde di Legambiente, ne abbiamo raccolti in media oltre 4 per metro quadro. Se consideriamo i 3000 chilometri di litorali sabbiosi equivale a cento milioni di bastoncelli, vale a dire 300 tonnellate di polipropilene».
Anche le microplastiche vanno considerate un pericolo grave per la salute del mare?
«Sì. Sono contenute nelle creme esfolianti in grande abbondanza, quasi sempre sono microframmenti di polietilene, molto al di sotto del millimetro, che finiscono nel lavandino e non sono bloccati dai depuratori. E sono un problema anche per noi».
Perché finiscono nella nostra catena alimentare...
«Tutte le plastiche, dopo anni trascorsi in mare e sotto il sole, si frantumano, creando prima micro e poi nanoplastiche che poi attraverso le catene trofiche finiscono nel nostro piatto. In un recente convegno sono stati presentati studi che dimostrano la presenza di prodotti di degradazione delle plastiche nel fegato del pesce spada, ad esempio».
Quali possono essere le conseguenze per la salute umana?
«La dannosità varia, ma alcuni composti hanno anche conseguenze cancerogene. L’effetto della plastica sulla salute umana è preoccupante, ma molto più preoccupante è il discorso della cattiva gestione dei rifiuti. È stato calcolato che nel 2050 nel mare avremo in peso più plastica che pesci. Eppure il primo articolo scientifico che informava sulla presenza delle microplastiche negli oceani risale al 1972».
Dunque la plastica è un nemico?
«Non ce la dobbiamo prendere con la plastica, ma con noi stessi che produciamo troppi rifiuti, e non li sappiamo smaltire correttamente. Non possiamo fare a meno della plastica: ci vestiamo e calziamo oggetti fatti con polimeri, mangiamo i polisaccaridi, cuciniamo su pentole di teflon; ma ci sono tanti polimeri che hanno caratteristiche molto diverse per tante applicazioni diverse. Potremmo utilizzare polimeri biodegradabili e biocompostabili; e in generale, dovremmo rifiutare la logica dell’usa e getta, che è stato deleterio. Bisogna, insomma, rivedere il nostro modo di stare su questo pianeta.