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 2017  dicembre 20 Mercoledì calendario

Salvini, esordio al Colle in cravatta: «Prendo le misure per fare il premier»

Matteo Salvini è arrivato “scortato” da Giancarlo Giorgetti, che lo trascina al Quirinale perché è il momento di farsi vedere sul più alto Colle e fare gli auguri di Natale al capo dello Stato. Tra tre mesi sarà quel signore con i capelli candidi che dovrà gestire il grande e complicato passaggio post elettorale e allora Matteo Salvini dovrà sedersi sulla poltrona dello studio della vetrata di fronte al presidente Sergio Mattarella. Potrà succedere di tutto, che vince il centrodestra e la Lega primo partito della coalizione esprime il premier, provocando un infarto a Silvio Berlusconi. Oppure, arrivare primo Forza Italia e in ogni caso Salvini viene nominato ministro di rango alto: magari diventa il responsabile del Viminale che, per motivi istituzionali, deve avere una consuetudine a frequentare il Quirinale dove il leader della Lega ieri ha messo piede per la prima volta.

Anche in caso di un governo tecnico o del presidente, Salvini non intende finire in un angolo, scavalcato dal Cavaliere. Se dovesse mancare una maggioranza autonoma, metterebbe sul tavolo la forza dei suoi parlamentari; e per farlo deve attraversare questi corridoi e saloni. Mentre manda giù un prosecco, lui un po’ ci scherza, ma non tanto. «Sono qui perché l’anno prossimo ci vediamo in un’altra veste e volevo prendere le misure». Fa finta di darsi un tono, raddrizza la cravatta allentata ma non abbottona il colletto della camicia bianca sotto l’abito grigio. Si guarda intorno come un pesce fuori dall’acqua: «Ho i brividi. Appena sono entrato ho fatto un filotto di incontri che mi ha steso: mi sono trovato di fronte Monti, Boschi, Boldrini».
Ma lui è qui solo per Mattarella. Nel grande salone delle feste non c’è Matteo Renzi. Non è venuto nemmeno Berlusconi. Non saluta il premier Paolo Gentiloni. Evita il presidente del Senato Piero Grasso e il governatore di Bankitalia Ignazio Visco. Non stringe la mano a ministri, generali, gran commis e a Luigi Di Maio. Dà una pacca veloce sulla spalla a Maurizio Lupi fresco di presentazione della quarta gamba del centrodestra. Gamba che Salvini vuole azzoppare. «La coalizione avrà solo tre gambe. Auguri alla quarta, quinta, sesta gamba: sono categorie dello spirito. Questi cercano solo quattro, cinque collegi sicuri dove essere rieletti. Loro non servono a prendere più voti e farci vincere, anzi i voti ce li fanno perdere. Sarò molto chiaro con Berlusconi, quando ci incontreremo, ormai dopo le feste. Se vuole se li mette nelle sue liste».
Finalmente arriva il momento per cui è qui. Stringe la mano a Mattarella, gli augura buon Natale, non una parola in più. È invece Giorgetti, il Gianni Letta di Salvini, che si ferma un attimo con il capo dello Stato: dopo le feste si sentiranno. Matteo intanto guadagna l’uscita, fende la folla degli invitati e scende gli scaloni del Quirinale. Dietro si lascia una scia di commenti. «Avresti mai immaginato Salvini in giacca e cravatta?», si chiede uno. «Ma quando si mette d’accordo con Berlusconi?», si chiede un’altro. Commento flemmatico di Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo: «Fa un po’ di manfrina, ma poi trova un accordo. La giacca e la cravatta? Poi ci si abitua, si cambia. Guarda Di Maio. Un uomo di regime...».