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 2017  dicembre 20 Mercoledì calendario

Gli incoscienti calvari tv del giornalista che, non ci fosse, andrebbe inventato

Lunedì sera, a Otto e mezzo, c’era Claudio Cerasa. A fronteggiarlo, consci della loro inferiorità, Antonio Padellaro e Andrea Purgatori. Cerasa è il giornalista preferito da Renzi, e anche solo questo ucciderebbe l’autostima di chiunque. Invece lui resiste. Però a fatica. Ultimamente pare un po’ sciupato. La prima cosa che notavi lunedì era la sua trasformazione fisica. Il ragazzo è sempre più prossimo al Fabris di Compagni di scuola, e dunque pure a Orfini: tricologicamente sta cedendo, senza neanche opporre resistenza.
Se però facciamo queste battute poi succede che la Melandri ci accusa di sessismo e Facci ci scudiscia perché giochiamo sui difetti fisici. E al Fatto ci rimaniamo male. Quindi cancello tutto e parlo solo di contenuti. Che però, in Cerasa, non esistono: un bel problema. Il saettante Cerasa, due sere fa, ha regalato perle e leggende a raffica. Sogniamo con lui.
“Il sistema bancario è in ripresa”. Certo. Come le vendite del Foglio. “L’export italiano aumenta grazie all’euro”. Questa gliel’ha suggerita la Picierno. “Quelli di Etruria non erano risparmiatori, ma investitori”. Distinzione fintamente tecnica e viscidamente furbina, il cui sottotesto funziona più o meno così: “Chi ha perso i soldi non è una vittima e se l’è andata un po’ a cercare”. Complimenti.
“Quella di Etruria è una cosa minuscola”. Ma sì, cosa vuoi che sia se uno dei “politici” più “potenti” d’Italia sta forse raccontando bugie da più di tre anni. Cose minuscole. “La vignetta del Fatto sulle cosce della Boschi mi fa schifo, non l’avrei mai pubblicata. Anche perché ho vignettisti molto più bravi”. Che però nessuno conosce o ha mai visto. Come nessuno conosce, o ha mai visto, uno che legge il Foglio. Anche solo per sbaglio. O per disgrazia. Soprattutto per disgrazia. “Il direttore del Fatto usa toni molto brutti quando parla della Boschi”. E lui, quando legge quei toni empi, ci resta male. Corruccia la fronte. E va a piangere sotto la gonna di Ferrara.
“Ecco il mostro politico che sta nascendo: D’Alema che si unisce a Grillo”. Il “dalegrillismo”. Che a Claudio mette molta paura. Mentre il renzusconismo lo fa godere come un riccio libidinoso.
“Di Maio ha questa faccia ‘bellina’, anche se poi a me in realtà non piace”. E uno sticazzi non ce lo metti? Ogni volta che Cerasa va in tivù risulta oltremodo guizzante. Impiega tre ore per esprimere concetti elementari (e ciò nonostante sbagliati). Si dilunga sul nulla, balbetta, inciampa sulle parole. Ed è drammaticamente allergico a qualsivoglia capacità di sintesi. Le sue, più che apparizioni televisive, sono calvari inconsapevoli.
Idolo Claudio: se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo. La pensano così anche gli spettatori, che lunedì hanno gridato al miracolo e l’hanno ricoperto di elogi. Un’ovazione pressoché unanime. Soprattutto su Twitter. Tipo: “Cerasa mette d’accordo tutti: grandi e piccini, destra e sinistra, uomini e donne. Gli insulti che riceve sono trasversali. Praticamente un fenomeno”. Amen.