la Repubblica, 20 dicembre 2017
«Sì, ho detto che Renzi ha sbagliato, ma resta il migliore». Intervista a Matteo Richetti
ROMA Matteo Richetti, capo della comunicazione del Pd: lei afferma che Renzi non mantiene la parola data. Si è già dimesso?
«Lasciamo stare. Mi ha appena chiamato proprio Renzi: “Ma che cavolo ti è venuto in mente?”, mi ha chiesto».
Ecco, appunto. Cosa le è venuto in mente?
«A Napoli, davanti ai ragazzi di Tempismo democratico, ho fatto un discorso sulla comunicazione. Ho affermato che bisogna stare attenti a quel che si dice: se prometti che ti candidi ad Arezzo e poi a Milano, e poi non lo fai, sui social diventa un problema. C’è un’etica della parola data. Vale per me, per Matteo, per altri. Dico di più».
Prego.
«Renzi ha sbagliato a dire che si sarebbe ritirato dopo il referendum. Perché messaggi come quelli rimangono indelebili, anche se poi cambi giustamente idea perché richiamato da tanti militanti».
Non è che è ancora arrabbiato per essere stato lasciato solo sul taglio dei vitalizi?
«Sui vitalizi nessuno mi è stato vicino quanto il segretario».
Al quale, però, non ha lesinato altre critiche: “Non puoi dire che ci vuole il lanciafiamme e poi provare a fare un governo a tavolino”. Parole sue.
«Noi del Pd siamo così, le cose ce le diciamo quando serve, eh? A Napoli ho parlato per tre ore definendo Renzi il miglior leader europeo, ma in un video è stato estrapolato in tutto un minuto di intervento dal quale risulterebbe il mio attacco al segretario. Surreale. E ridicolo».
L’importante è che Renzi abbia capito. Ha capito?
«Credo di sì. Altrimenti non mangio il panettone...».