la Repubblica, 20 dicembre 2017
L’amaca
Dal 1967 al 1977 in Italia ci sono stati almeno otto tentativi di colpo di Stato, almeno venti attentati alle linee ferroviarie e a luoghi pubblici con l’obiettivo di creare paura e di instaurare una nuova forma di governo. Non hanno mai vinto, ma non hanno mai perso veramente… Un gruppo di orientamento nazista metteva bombe, raccoglieva finanziamenti, si assicurava coperture, tutto sotto l’efficiente organizzazione dell’ufficio Affari riservati del ministero dell’Interno, i cui dirigenti peraltro erano agenti segreti con grande curriculum, e a suo tempo erano stati, anche loro, mussoliniani e hitleriani… Il questore di Milano in carica nel 1969 (l’anno di piazza Fontana, ndr) era stato l’aguzzino del carcere per antifascisti di Ventotene».
Sono parole di Enrico Deaglio, dall’introduzione a Patria, un libro che entusiasma per la potenza del giornalismo e sconforta per l’inutilità del giornalismo. Le consegno alla vostra riflessione nel giorno in cui il fascista Tramonte, condannato per la bomba di piazza della Loggia insieme al fascista Maggi, viene estradato in Italia, 43 anni dopo quella carneficina di innocenti (tra le tante). Nel giorno in cui Rep. it ci informa che quasi nessuno degli studenti universitari di oggi sa qualcosa di preciso su piazza Fontana, e molti pensano sia stata opera delle Brigate rosse. Nel giorno in cui, come negli altri giorni, fascisti di vario calibro fanno normalmente politica, forti della memoria ormai cancellata: sulle stragi nere, sull’odio per la democrazia, sulla storia repubblicana quasi al completo.