Corriere della Sera, 20 dicembre 2017
Ora l’Austria frena sugli altoatesini. «Cittadinanza? Con il sì di Roma»
Il chiarimento ufficiale è atteso per oggi, quando il ministro degli Esteri italiano Angelino Alfano avrà un colloquio con la sua omologa austriaca Karin Kneissl. Ma intanto il neocancelliere cristiano-democratico Sebastian Kurz ha cercato di gettare acqua sul fuoco acceso dal suo programma di governo, sottoscritto insieme alla destra dell’Fpö (il Partito della Libertà austriaco) e che prevede la possibilità di dare la Cittadinanza austriaca agli altoatesini di lingua tedesca e ladina.
A Vienna nella conferenza stampa che ha seguito la prima riunione dell’esecutivo, il 31enne Kurz ha rivendicato di avere «un ottimo rapporto con Roma. Io – ha aggiunto – sono un amico personale del capo del governo e un amico personale del ministro degli Esteri». Poi ha spiegato di voler introdurre il doppio passaporto «soltanto in stretta cooperazione con l’Italia e con il governo di Roma» e che la misura va «incontro a un desiderio dei sudtirolesi espresso da tutti i partiti e soprattutto dallo stesso governo provinciale del Sudtirolo». Accanto a lui c’era il vicecancelliere e leader dell’Fpö Heinz-Christian Strache: a premere per l’introduzione della doppia Cittadinanza è stato soprattutto il suo partito, che ha fatto del nazionalismo uno dei cardini della propria campagna elettorale.
Nel dibattito austriaco sono stati in molti a paragonare la proposta del governo nero-blu al provvedimento con cui nel 2006 l’esecutivo Berlusconi aveva esteso la possibilità di chiedere la Cittadinanza italiana agli istriani discendenti dai nostri connazionali. La differenza sta nei numeri (oltre che nella storia): mentre in Istria solo il 7% della popolazione è di origine italiana, in Alto Adige i residenti di lingua tedesca sono il 70%, i ladini il 4%. In tutto 351 mila persone, contro le 170 mila di madrelingua italiana. E anche in anni recenti non sono mancate spinte separatiste: «il Sudtirolo è stato annesso violentemente all’Italia», ha detto in mattinata la leader del movimento secessionista Südtiroler Freiheit Eva Klotz, mentre il governatore altoatesino Arno Kompatscher è dovuto tornare a ricordare che il doppio passaporto «non ha nulla a che fare con secessione o spostamenti dei confini», ma è un’«espressione di connessione personale» con l’Austria.
«Ovviamente Kurz oggi fa marcia indietro e questo è positivo – ha commentato invece il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova —: quella misura, per come e da chi è stata proposta risponde a un’idea etno-nazionalista, disgregativa dell’Europa. Kurz e Strache si sono mossi come elefanti in una cristalleria».
A causa dei suoi alleati di governo il neocancelliere non ha dovuto rassicurare soltanto l’Italia: ieri sera è volato a Bruxelles per la sua prima visita ufficiale all’estero. Ha incontrato il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, e il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker al quale ha «riaffermato – ha detto – la posizione filoeuropea del governo austriaco e il suo pieno impegno a sviluppare ulteriormente l’Unione», soprattutto in vista della presidenza austriaca nel secondo semestre del 2018.