Corriere della Sera, 20 dicembre 2017
Un altro missile su Riad. I sauditi: «Intercettato, era diretto sul palazzo reale»
I ribelli sciiti dello Yemen hanno «celebrato» i mille giorni di guerra con il lancio di un missile terra-terra contro Riad. Il target era il palazzo reale saudita. I sauditi hanno replicato: lo abbiamo intercettato con un Patriot, non vi sono stati danni. Tutto da verificare, visto che in passato gli annunci di intercettamento si sono rivelati infondati.
L’attacco ha ovviamente riacceso l’attenzione su un conflitto ampiamente dimenticato nonostante i 10 mila morti e gli 8 milioni esposti a fame ed epidemie. Risultato dell’offensiva scatenata nel 2015 dalla coalizione a guida saudita contro le milizie del deposto presidente Alì Abdullah Saleh e i guerriglieri pro-iraniani Houti. Guerra parte del duello tra l’Arabia sunnita e l’Iran sciita. Ieri il leader Houti Abdul Malik è stato chiaro: «Fintanto che il nemico bombarderà la nostra capitale Sanaa, noi colpiremo Riad e Abu Dhabi». Un riferimento alle incursioni – pesanti – condotte dai caccia di Riad e degli Emirati: solo negli ultimi giorni oltre 130 le vittime. Schermaglie che ricordano un’altra guerra ad oltranza, quella tra Iran e Iraq negli anni 80, con ricorso a missili e raid.
I sauditi hanno immediatamente addossato la responsabilità dell’attacco all’Iran, tradizionale sostenitore degli insorti: «È stato violato il diritto internazionale, è una minaccia alla sicurezza», hanno affermato. La casa reale e gli Stati Uniti accusano gli ayatollah di aver fornito ai ribelli i missili Qiam 1, ribattezzati dai locali Burkhan 2. Con un raggio di circa mille chilometri permettono agli insorti di tenere sotto scacco un buon numero di target. E infatti gli Houti hanno già «sparato» contro l’aeroporto di Riad e una centrale nucleare in costruzione negli Emirati.
All’inizio del mese, poi, i ribelli hanno assassinato l’ex alleato Saleh, pronto a tornare sotto l’ala saudita. I rischi di una escalation sono più che mai reali.