Il Messaggero, 19 dicembre 2017
Assassinato il sindaco di Misurata
Tre giorni di lutto per commemorare Mohamed Eshtewi, sindaco della città di Misurata ucciso domenica scorsa. Le poche informazioni rese note parlano di un agguato avvenuto dopo che Eshtewi e il fratello, appena rientrati da un viaggio ufficiale a Istanbul, stavano viaggiando su un’auto, guidata dall’autista, verso il centro città. Gli aggressori, al momento ancora ignoti, hanno agito nelle vicinanze di un semaforo sparando in testa al fratello, attualmente ricoverato in gravi condizioni al Central Hospital mentre il corpo del sindaco Eshtewi è invece stato abbandonato, crivellato di colpi davanti all’entrata dell’ospedale Safwa.
Un colpo durissimo dato alle istituzioni di Misurata ma anche un messaggio dato al governo centrale di Tripoli, che vede al suo interno diversi esponenti misuratini. Il più importante è Abdulrahman Sewehli, presidente del Consiglio di Stato libico. Il vicepresidente del Consiglio presidenziale libico Ahmed Maetig, anch’esso di Misurata, ha espresso cordoglio per la perdita di Eshtewi, ricordandolo per essere stato uno degli uomini che più di tutti in Libia hanno cercato la via della pacificazione e del dialogo. A sette anni dalla rivoluzione, ha ricordato Maetig, «la Libia continua a sanguinare».
MESSAGGI E SILENZIÈ da notare come la divisione in atto nel Paese si ripercuota anche nei semplici messaggi di cordoglio inviati a Misurata: non pervenuti quelli delle municipalità di Bani Walid e Zintan, comunità nemiche, mentre sono arrivate dichiarazioni di sostegno e cordoglio da parte di Tripoli e delle città berbere sulla costa.
Al momento numerose sono le ipotesi sui mandanti: dal generale Khalifa Haftar a gruppi islamisti contrari ai processi di pace, fino a improbabili azioni di ex uomini del defunto colonnello Gheddafi. Tutto è avvenuto lo stesso giorno in cui il generale golpista Haftar, comandante in capo del cosiddetto Esercito nazionale libico, ha dichiarato in un discorso tenuto in televisione che gli accordi di Skhirat sono ormai «scaduti». Nel suo discorso, l’uomo forte della Cirenaica aveva definito la data del 17 dicembre «una svolta storica e pericolosa» con «la scadenza dell’accordo politico libico», aggiungendo che «tutte le entità nate da questo accordo perdono automaticamente la loro legittimità, contestata già dal primo giorno della loro entrata in carica». Il generale ha poi aggiunto: Stiamo entrando in una fase pericolosa che lascia presagire un graduale deterioramento di tutte le questioni sociali senza eccezioni, che potrebbe influire sulle parti regionali e internazionali e aprire le porte a ogni scenario», ha precisato il generale. «Rifiutiamo categoricamente le minacce e ci impegniamo davanti al popolo a difendere le istituzioni. Allo stesso tempo diciamo no al fatto che l’esercito nazionale si sottometta ad alcuna autorità tantomeno se non eletta dal popolo». Ma da Tripoli la risposta al generale viene affidata ad Hashim Bishr, potente comandante militare della capitale e consigliere per la sicurezza del premier Fayez Al Serraj, il quale ha sottolineato la necessità di avere al più presto elezioni parlamentari, al fine anche di riunificare ministeri e servizi di intelligence, che dal 2014, a causa del conflitto interno che ha visto la creazione di due entità territoriali separate, si sono sdoppiati.
Un fatto molto grave, quello avvenuto a Misurata, che potrebbe portare a nuovi conflitti e che riguarda un’area sensibile anche per il governo italiano, visto che proprio vicini all’aeroporto si trova il compound dell’ospedale militare da campo italiano della missione Ippocrate. Niente invece dovrebbe cambiare sul fronte degli accordi presi tra Italia e Libia in merito al contenimento e controllo delle attività dei trafficanti di migranti e alle partenze delle imbarcazioni verso le acque internazionali.