la Repubblica, 19 dicembre 2017
Uscire dall’euro? Una strada impossibile. Domande & risposte dopo la sparata di Di Maio
• È possibile in Italia fare un referendum per decidere se uscire dall’euro?
No. L’euro è stato istituito sulla base del Trattato di Maastricht, e l’articolo 75 della nostra Costituzione vieta espressamente il referendum abrogativo delle leggi di autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali.
• È possibile un referendum “di indirizzo”, non vincolante?
No, anche questo non è previsto dalla Costituzione.
• Al di là del referendum, come può un Paese dell’eurozona (con decisione di governo e Parlamento) uscire dall’euro?
I Trattati europei non prevedono una procedura di uscita di un Paese dall’euro (ossia dal Trattato di Maastricht) senza uscire dalla Ue. Bisognerebbe crearla ex novo. Escluso il referendum, un Paese potrebbe, con decisione di governo e Parlamento, seguire due strade: quella della revisione unilaterale di una parte dei Trattati, e quella del recesso, quando vi sia un cambiamento sostanziale delle circostanze nelle quali è stato sottoscritto il trattato di Maastricht.
• Quindi, l’uscita dall’euro sarebbe possibile?
Sì, giuridicamente sarebbe possibile, ma servirebbe una procedura che attualmente non è prevista da nessun Trattato.
• Quali vantaggi si aspetta per l’Italia chi propone di uscire dall’euro?
Chi vuole uscire dall’euro scommette sulla eventualità che la svalutazione della nuova moneta nazionale rispetto all’euro si traduca in maggiore competitività per le imprese esportatrici. E pensa che il nostro Paese possa riacquistare una libertà di azione fiscale.
• Ed è così?
Secondo la maggior parte degli economisti no. La svalutazione massiccia provocherebbe una fuga di capitali, per arrestare la quale bisognerebbe aumentare i tassi di interesse. Ciò si tradurrebbe in maggior debito pubblico e in minor credito alle imprese. Il costo delle importazioni salirebbe mettendo in difficoltà le stesse imprese esportatrici, e incamerando inflazione. Se inoltre cadessero i vincoli di bilancio e l’Italia abbassasse le tasse in deficit, la Banca d’Italia dovrebbe intervenire per comprare i titoli di Stato che servono a finanziare quel deficit aggiuntivo. Con l’effetto di far decollare l’inflazione, che colpirebbe stipendi e pensioni.