La Stampa, 19 dicembre 2017
La musica che risuona nell’acqua
Il paragone della musica con la vita dell’acqua è assai comune, lo sanno bene quelli che scrivendo o parlando cercano di raccontare la musica con parole: come l’acqua, la musica scorre, precipita, si distende, si rinnova e così via. Ma Alberto Rizzuti ha avuto l’idea originale e la capacità letteraria di scrivere un libro di grande presa, Musica sull’acqua (Carocci, pp. 237, € 22), acuto nei giudizi, accuratissimo nell’informazione, dedicato appunto alla musica composta su suggestioni provenienti dall’acqua e dalla sua vita multiforme, in un arco di tempo compreso fra Haendel a Stravinskij: quindi, non musica «descrittiva», ma «una scelta di opere in cui l’idea, l’immagine e l’effetto dell’acqua hanno concorso alla creazione di capolavori».
La trattazione non segue l’ordine cronologico né altro ordine lineare; una delle ragioni del diletto con cui si legge il libro è proprio la sua composizione, che ricorda piuttosto quella per cerchi, con autori e opere che tornano ad affiorare secondo lo stato liquido in cui sono coinvolti: fontane, tempeste, mondi sommersi, isole, ruscelli o fiumi; un titoletto di paragrafo come Acque chete, apre anche uno spiraglio sullo stile dell’autore: allusivo, umoristico a totale beneficio di qualunque tipo di lettore. Alcune opere, dato il soggetto, sono trattate per esteso: il ciclo di canti La bella mugnaia di Schubert, i Giochi d’acqua a Villa d’Est
e di Liszt, il Finale di Rigoletto, con la sua tempesta fuori e dentro l’animo dei personaggi, Il diluvio di Stravinskij, un Lied di Brahms, Viaggio per mare su versi di Heine e illustrato da Klinger con una magnifica «marina»; ma non meno istruttive le vedute fulminee su altre opere famose (Wagner, Debussy dominanti) o ignote ai più: come Quattordici modi di descrivere la pioggia di Hanns Eisler.
Talvolta poi l’acqua è solo un pretesto, il discorso si allarga a considerazioni analitiche che in poche parole contengono giudizi critici di alta scuola saggistica. Il libro, senza averne l’aria, patrocina la causa della musica come linguaggio che sa interpretare, talvolta più di qualunque altro, la realtà del mondo in cui viviamo.