Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  dicembre 19 Martedì calendario

Il Natale che canta italiano

In questo Natale si canta italiano. La parola d’ordine delle canzoni sotto l’albero è «velocizzare» a tutti i costi i classici del 25 dicembre, rendendoli più spumeggianti per togliere quella punta di malinconia che molti di questi brani trasmettono nella versione originale. Ci riesce perfettamente Giuliano Palma in «Happy Christmas» che trasforma in ballabili tutti i classici, piegandoli al suo scanzonato stile di canto.
Da un punto di vista della sperimentazione e riscrittura dei classici le proposte più interessanti vengono da «Merry Christmas Baby» del jazzista Fabrizio Bosso e il suo quartetto arricchito dai cantanti Walter Ricci e Karima nel brano «The Christmas Song». Swing e improvvisazioni. Qui lo stravolgimento delle canzoni è totale. L’elemento malinconico prevale con un sax disperato che ribalta «Jingle Bells».
Più tradizionale, ma comunque ricca di swing la proposta del cantante di colore Sergio Sylvestre, 26 anni, lanciato da «Amici», che in duetto con una voce femminile propone nel suo album «Big Christmas» un ameno collage fra «Jingle Bells» e «Jingle Bell Rock». Nella accattivante rilettura di «White Christmas» si dimostra diligente crooner. Un velo di tristezza nella letterina datata 25 dicembre: «Il primo Natale senza mio padre». Fantastica la riproposta di un antico classico anni 50, «I Will Follow Him» di cui è più nota le versione in francese («Chariot» cantata da Petula Clark). Sylvestre valorizza l’aspetto mistico del brano.
C’è poi chi ogni anno si cimenta in una canzone natalizia creata e incisa ad hoc. Quest’anno quelli di Radio Deejay hanno scelto un brano intitolato «Happy Christmas John», scritta da Tommaso Paradiso dei Thegiornalisti cantata coralmente dallo staff di Radio Deejay (fra cui Linus, Nicola Savino, Luciana Littizzetto, il Trio Medusa, Alessandro Cattelan, Fiorello, Fabio Volo). Il testo è abbastanza banale e anche la melodia non spicca per originalità. Alla fine sembra uno spot pubblicitario all’emittente e il ricavato in beneficenza non giustifica un’infelice battuta allusiva nel verso «ma che ci posso fare se mi piace tirare la neve».
A sorpresa arriva anche un disco natalizio di Paola Iezzi (già Paola e Chiara). «A Merry Little Christmas», dieci classici natalizi, alcuni molto popolari e altri meno noti. Pochi strumenti (percussioni, contrabbasso, sax, chitarra, tromba, piano e organo), vocalità calda e avvolgente. Gli arrangiamenti si muovono tra il rock and roll e il blue grass anni Cinquanta. Country stile Dolly Parton nel brano «Hard Candy Christmas», echi di musica celtica con la popolare ballata scozzese «Auld Lang Syne» nota in Italia come «Valzer delle candele». Disponibile solo in digitale.
Laura Pausini, in attesa del 2018 che la vedrà impegnata con un nuovo album e un tour mondiale che parte il 21 e 22 luglio dal Circo Massimo, ripropone una versione di «Laura Xmas Deluxe» uscito lo scorso anno con l’aggiunta di altre canzoni in spagnolo e un dvd con i videoclip di «Santa Claus Is Coming to Town», «Santa Claus llego a la ciudad» e «Noël blanc», e uno speciale girato al Teatro Comunale Ebe Stignani di Imola. La raccolta italiana più trash del Natale 2017 è proposta da Christian De Sica. Già il titolo è una freddura: «Merry Christian» gioca sull’assonanza fra Natale in inglese e il nome di battesimo dell’attore che conosciamo in formato cinepanettone. I testi originali vengono manomessi in modo abbastanza maldestro. A cominciare dalla traduzione italiana di «Santa Claus Is Coming To Town», che diventa «Santa Claus Domani Verrà», mentre «Astro del ciel» ricorda una marcetta vagamente country gradevole come un gesso sulla lavagna. La perla arriva alla fine dell’album quando, dopo il motivetto «White Christian», personalizzazione di «Bianco Natale», De Sica commenta fuori onda: «E anche ‘sto Natale ce ‘o semo levato da ‘e palle».