Corriere della Sera, 19 dicembre 2017
Natale a Milanello dopo il disastro di Verona
MILANO Non è stato, né poteva essere, senza conseguenze il disastro del Milan a Verona. Che, però, si limitano alla strigliata collettiva decisa dalla società: ritiro da oggi dopo l’allenamento «fino a data da destinarsi» (sabato c’è l’Atalanta, il 24, il 25 e il 26 era già stato previsto allenamento visto che il 27 c’è l’Inter in Coppa Italia) e cena di Natale tra giocatori e dirigenti (in programma ieri) annullata, perché con 5 punti in 5 partite (le ultime tre con un nuovo allenatore) la voglia di festeggiare è passata. Servirà a poco o nulla il ritiro (l’ultimo lo aveva deciso Sinisa Mihajlovic, senza evitare peraltro l’esonero la settimana successiva), per la società è un modo per fare gruppo e per ricordare che, nella distribuzione delle responsabilità – che non può escludere nessuno – qualcuna tocca anche ai giocatori. Che, quest’estate, è giusto ricordarlo, per tutti i commentatori formavano una rosa competitiva. Può essere che sia stato un abbaglio collettivo, può essere che la squadra sia stata costruita male (oggi pesa soprattutto l’assenza di un bomber), di sicuro i giocatori stanno tutti rendendo meno di quello che valgono.
Intanto, sentito il proprietario Yonghong Li, e dopo aver fatto il punto con Rino Gattuso in sede (che, a dispetto di alcune voci, non ha proprio pensato alle dimissioni), l’ad Marco Fassone e il ds Massimiliano Mirabelli hanno appunto deciso l’extrema ratio del ritiro a Milanello. L’analisi sulla disfatta di Verona era già stata sviscerata: sono stati considerati errori di natura tecnica (lo spostamento di Borini, uno a cui Gattuso non rinuncerebbe mai, terzino sinistro probabilmente non ha aiutato), sono tornati chiari i problemi caratteriali (oltre all’incapacità di reagire, non ha convinto l’approccio di chi è entrato a gara in corsa) e si è riproposto il tema della condizione fisica. La squadra ha sofferto le tre partite in otto giorni, mentre la situazione era migliorata dopo una settimana tipo di allenamenti.
Altre rivoluzioni non sono attese, nonostante il gossip sul Milan sia sempre acceso. Nello statuto, proprio su richiesta di Elliott che ha prestato 303 milioni, è stato scritto che l’ad Fassone non è licenziabile fino a quando è in corso il finanziamento (il fondo ha voluto anche che il voto dell’ad, in caso di parità in consiglio, valesse doppio). Detto questo, la priorità resta rifinanziare il debito: continua il lavoro con Bgb e Highbridge. La trattativa in esclusiva durerà fino alla settimana dell’Epifania; se non si dovesse concludere, si analizzeranno le offerte di altri soggetti.