Corriere della Sera, 19 dicembre 2017
Borsalino è fallita (ma fattura 17 milioni)
La Borsalino è fallita ma è viva e tutto sommato non sta affatto male. È come se fosse un’auto con la carrozzeria arrugginita e piena di ammaccature ma con il motore che gira bene e spinge. La società che da 160 anni produce cappelli resi immortali da celebri pellicole con Alain Delon, Belmondo, Bogart, è tecnicamente fallita perché il tribunale di Alessandria ha respinto la proposta di concordato con i creditori avanzata dall’azienda e garantita economicamente, a fronte di un dissesto da 34 milioni, da una cordata di investitori italo-svizzero-cinesi riuniti in Haeres Equita. Una mazzata, solo in parte inattesa tenuto conto che gli attori (tribunale e proponenti) sono gli stessi del primo tentativo di concordato, respinto esattamente un anno fa. Ma l’azienda è viva perché fattura (17 milioni), produce a pieno ritmo nello storico stabilimento in provincia di Alessandria, ha mercato, un marchio forte del made in Italy, garantisce lavoro a 134 dipendenti, ha l’appoggio del territorio e, a quanto risulta, anche di molti importanti creditori. Il paradosso sta nella natura della Borsalino: la società proprietaria dello stabilimento è la «carrozzeria» insolvente (eredità del crac Marenco) ma il ramo d’azienda industriale è stato dato in affitto ad Haeres Equita che paga i canoni, ha in mano la «macchina» e oltretutto ha acquistato il marchio per 18 milioni (quest’ultima dovrebbe essere una delle operazioni contestate dai giudici). La cordata non molla ed è pronta ad andare fino in fondo, cioè fino a un’ eventuale asta che la procedura fallimentare dovrebbe prevedere. «Continuiamo nell’impegno volto a trovare soluzioni che preservino questo iconico brand e gli interessi di tutti gli stakeholders: i livelli occupazionali, i fornitori, i clienti, la città e le istituzioni di Alessandria – ha dichiarato Philippe Camperio, amministratore di Haeres Equita —. Speriamo dunque di poter continuare a costruire un futuro per Borsalino». Prima, però, dovranno essere ben pesate le motivazioni dei giudici.