La Stampa, 18 dicembre 2017
I bassi stipendi degli italiani
Li chiamano “working poor”, letteralmente poveri che lavorano. Ormai lo stiamo constatando: nel nostro paese è all’ordine del giorno la questione della povertà, come i dati più recenti dimostrano. Ma esiste anche una più specifica questione salariale che dà origine al paradosso: si può essere poveri anche quando si ha un lavoro più o meno sicuro; e ciò è più grave nelle regioni del sud rispetto alle regioni del nord. Lo ha appena ricordato Eurostat: in Europa l’Italia è il paese che ha più poveri in termini assoluti; e sono dieci milioni e mezzo le persone che lungo la penisola hanno difficoltà a tirare avanti, a pagare l’affitto regolarmente, ad affrontare spese impreviste o avere il riscaldamento. Ci sono molti disoccupati, ma anche tante persone che pur avendo un lavoro non se la passano bene; sono cittadini in stato di deprivazione sociale o materiale, vale a dire in condizioni di povertà. La domanda è: ma davvero il lavoro in Italia è pagato poco? La risposta è sì: tre quarti dei lavoratori nel nostro paese percepisce meno di 1.500 euro di stipendio al mese. Se avere un lavoro non garantisce un dignitoso benessere, avere un basso salario penalizza ancora di più: non permette nel presente di avere un adeguato livello di consumi e, soprattutto, influenza negativamente il valore delle future pensioni, anche loro altrettanto basse: quasi 10 milioni di pensionati sono sotto la soglia dei 1.500 euro al mese. Che fare? Il più rapidamente possibile, agire. Un bel programma per ogni futuro governo, schiacciato dalla mole di un debito pubblico che ha superato i 2.300 miliardi di euro.
Geografie. A far riflettere è arrivata la classifica delle retribuzioni reali degli italiani, condotta dalla società specializzata JobPricing. Si tratta del Geography Index 2017, che ha conteggiato le retribuzioni medie percepite nelle diverse realtà italiane. Il parametro usato per creare la graduatoria è la sede di lavoro del dipendente (non il domicilio). Il Report contiene la hit parade retributiva delle 20 regioni italiane e la classifica delle 107 province, suddivise in tre fasce di merito, che si basano sulle rilevazioni effettuate dal sito www.jobpricing.it, su 320 mila buste paga. Il riferimento è la retribuzione annua lorda (Ral) media, che comprende le quattro categorie di operai, impiegati, quadri e dirigenti. Da questi dati, non solo emerge la storica differenza tra le tre Italie, ma anche quella tra le regioni e le province. Le regioni del nord superano tutte le altre regioni del centro-sud, ad eccezione di Lazio e Toscana. La media retributiva è di 30.567 euro al nord, di 28.598 euro al centro e di 26.043 euro al sud e isole. Per il totale Italia è di 29.230 euro. La prima regione è la Lombardia (con 31.711 euro), seguita dall’Emilia Romagna (30.286). L’ultima è la Calabria (24.537 euro). Le situazioni delle 107 province offrono altri spunti di riflessione. La provincia in cui si guadagna di più è Milano (34.330 euro), seguita da Monza e Brianza (32.088) e Genova (31.792). Tra le altre grandi città, Torino è a quota 30.084 euro, seguita da Firenze (30.044) e Roma (29.977). A sud la situazione è più sfavorevole. Le ultime cinque province sono Ragusa (23.962 euro), Trapani (23.915), Agrigento (23.872), Crotone (23.825) e Messina (23.729), a cui va, suo malgrado, la maglia nera degli stipendi degli italiani. Sta 18/12
[w.p.]