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 2017  dicembre 18 Lunedì calendario

APPUNTI SULL’ALTO ADIGE PER GAZZETTA

GIAN ANTONIO STELLA, CORRIERE DELLA SERA 17/12 –

Il nuovo governo viennese, con amabile gentilezza, si è offerto di intromettersi nei nostri affari interni. Assicurando che potrebbe dare ai cittadini italiani di lingua tedesca dell’Alto Adige anche il passaporto austriaco. Una incursione che, a parti rovesciate, sarebbe accolta dalla destra muscolare che gonfia i bicipiti oltre il Brennero con un ceffone. E che rischia di fare danni a una convivenza che da decenni è vista da tutto il pianeta come un modello virtuoso.

Nel 1992, quando al teatro Kursaal di Merano una maggioranza schiacciante di delegati votò con 1329 sì e solo 265 no la «quietanza liberatoria» per chiudere il «Pacchetto», cioè la vertenza internazionale aperta 32 anni prima dall’Austria per il rispetto dei sudtirolesi che si sentivano «ostaggi» dell’Italia, il leader storico della Svp, Silvius Magnago dopo aver messo in riga con una sfuriata gli ultimi riottosi, sentenziò: «Abbiamo riempito la botte fino all’ultima goccia e chiuso il rubinetto». Traduzione: gli altoatesini di lingua tedesca avevano ottenuto dall’Italia più di ogni altra minoranza al mondo. Garantiva lui. E chiuse: «Starà alle corti internazionali di giustizia vigilare e impedire che qualcuno, in futuro, non apra quel rubinetto per svuotarci la botte». 

Venticinque anni più tardi, dopo avere «spremuto l’Italia come un limone, fino all’ultima goccia» (parole di Siegfried Brugger, già segretario della Südtiroler Volkspartei») fino ad avere oggi un reddito pro capite di 42.400 euro (nettamente superiore a quello dei cugini di Innsbruck fermi a 39.300) i sudtirolesi più incontentabili, con la sponda della nuova destra austriaca, vorrebbero riprendere a spremere, spremere, spremere. Andando oltre l’accordo che chiuse l’antica vertenza.

Una mossa inutilmente rischiosa. Che, come ha detto giorni fa lo stesso ex presidente del Parlamento austriaco Andreas Khol sulla Tageszeitung di Innsbruck, «rischia di dividere la società sudtirolese e di mettere in pericolo la convivenza». E poi, in nome dello ius sanguinis, a chi andrebbe concesso? «Anche ai trentini che nel 1918 erano cittadini dell’impero?». «A tutti gli espatriati tipo i 90 mila austriaci che vivono a Chicago?» E che dire, si è chiesto ancora Khol, «se l’Italia facesse una legge che toglie la cittadinanza italiana a chi ottiene quella austriaca»? Ha senso forzar così le cose?

Ma cosa succederebbe, ha scritto Toni Visentini sul Corriere dell’Alto Adige, agli stessi sudtirolesi? «La richiesta del doppio passaporto verrà infatti inevitabilmente vista come una sorta di referendum, con i sudtirolesi “buoni” che lo chiedono da una parte, e gli altri, i “cattivi”, dall’altra». Riportando la lancetta dell’orologio indietro, ai tempi dolorosissimi delle «opzioni» del 1939. Quando solo i sudtirolesi che scelsero il Terzo Reich vennero considerati da molti i «veri» patrioti. Una trappola pagata carissima.


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ILSOLE24ORE.COM – 
«Già dal prossimo anno, o al più tardi dal 2019, i sudtirolesi potranno chiedere la cittadinanza austriaca». Lo ha annunciato a Bolzano il parlamentare austriaco Werner Neubaur, responsabile della Fpoe (il partito di ultradestra austriaco al governo) per i rapporti con l’Alto Adige. «La richiesta - ha aggiunto Neubaur - potrà essere avanzata da chi si è dichiarato tedesco e dai suoi figli e sarà gratis «per non gravare sulle tasche delle famiglie». Non solo. Secondo Neubauer, in futuro atleti altoatesini potranno gareggiare per la nazionale austriaca.

Questo il piano. Per i dettagli del quale bisognerà attendere le conclusioni del lavoro di un’apposita commissione che sarà istituita con il via libera del governo. «Saranno comunque esclusi i trentini - ha precisato Neubaur - perché non indicati dallo Statuto d’autonomia come minoranza linguistica». Il parlamentare austriaco si è detto fiducioso che la richiesta di doppio passaporto non sarà un flop, «anche perché la Svp si è molto spesa per la questione e non può rischiare una figuraccia». Secondo lui il 98% degli aventi diritto presenterà la domanda.
Per quanto riguarda invece il servizio di leva in Austria, Neubaur ha precisato che i 500mila austriaci che vivono all’estero non lo devono prestare. Spostando la residenza in Austria ovviamente scatterebbe l’obbligo. «Per alcuni altoatesini potrebbe essere addirittura interessante intraprendere la carriera militare in Austria», ha detto.

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CORRIERE.IT –«I sudtirolesi potranno richiedere la cittadinanza austriaca già nel 2018, al più tardi all’inizio del 2019». Lo ha annunciato a Bolzano il parlamentare austriaco Werner Neubaur, responsabile della Fpoe (il partito di ultradestra austriaco al governo) per i rapporti con l’Alto Adige. La richiesta, ha detto, potrà essere avanzata da chi si è dichiarato tedesco e dai suoi figli e sarà gratis «per non gravare sulle tasche delle famiglie». Secondo Neubauer, in futuro atleti altoatesini potranno gareggiare per la nazionale austriaca.

Nessun obbligo di servizio militare 

«I dettagli dovranno essere stabiliti da un’apposita commissione» che sarà istituita con il via libera del governo, ha aggiunto Neubauer nel corso di una conferenza stampa, alla quale hanno partecipato Eva Klotz e il suo partito Suedtiroler Freiheit, i Freiheitlichen altoatesini, la lega patriottica Heimatbund e l’ex presidente della Regione Franz Pahl (Svp). Potranno avere il passaporto austriaco gli altoatesini che alla dichiarazione di appartenenza linguistica hanno optato per quella tedesca. Di conseguenza la potranno richiedere anche i figli, anche in caso di famiglie mistilingue, ha precisato Neubauer. Saranno invece esclusi i trentini, anche se in passato il loro territorio apparteneva all’impero austro-ungarico, «perché non indicati dallo Statuto d’autonomia come minoranza linguistica». Neubauer si è detto fiducioso che la richiesta di doppio passaporto non sarà un flop, «anche perché la Svp si è molto spesa per la questione e non può rischiare una figuraccia». Secondo il parlamentare austriaco, il 98% degli aventi diritto presenteranno domanda. Per quanto riguarda invece il servizio di leva in Austria, ha precisato che i 500.000 austriaci che vivono all’estero non lo devono prestare. Spostando la residenza in Austria ovviamente scatterebbe l’obbligo. «Per alcuni altoatesini potrebbe essere addirittura interessante intraprendere la carriera militare in Austria», ha aggiunto.


Le reazioni alla svolta 

La questione della doppia cittadinanza è in discussione da tempo. In sé, non si tratta di niente di scandaloso. In teoria è anzi un’opportunità in più che si offre alle minoranze. Finora, però, sia Vienna sia Roma l’avevano esclusa. Un po’ perché in Alto Adige i madrelingua tedeschi e ladini non sono minoranza (assieme arrivano al 75%), un po’ perché gli accordi tra le due capitali non la prevedono, un po’ perché l’apertura di una questione del genere (che aumenterebbe le divisioni nella società altoatesina) ha la probabilità di sollevare tensioni politiche in passato affrontate con difficoltà (anche con violenza). Già ci sono state alcune manifestazioni di disappunto da parte del presidente del Parlamento Ue Antonio Tajani e del sottosegretario agli Esteri Bendetto Della Vedova. Mentre i partiti italiani di lingua tedesca, a cominciare dal Südtiroler Volkspartei, hanno salutato con un certo entusiasmo la svolta viennese. Il governatore altoatesino Arno Kompatscher ha inviato una lettera al nuovo cancelliere austriaco Sebastian Kurz, dicendosi convinto «che i rapporti non solo tra Vienna e Bolzano, ma anche tra Vienna e Roma, verranno ulteriormente rafforzati ed intensificati».


Alfano: «Questione delicata»

Più cauto il ministro degli Esteri italiano: «Sarà una discussione da affrontare con grande delicatezza- ha detto il ministro Angelin Alfano- Il governo si è appena insediato e ne parleremo nei termini che sono assolutamente più coerenti con la nostra storia e con la tutela di quelle nostre popolazioni e di quei nostri concittadini che hanno sempre avuto una posizione molto chiara in merito».


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REPUBBLICA.IT –

"I sudtirolesi potranno richiedere la cittadinanza austriaca già nel 2018, al più tardi all’inizio del 2019". Lo ha annunciato a Bolzano il parlamentare austriaco Werner Neubaur, responsabile della Fpoe (il partito populista di ultradestra austriaco andato al governo col suo leader Strache) per i rapporti con l’Alto Adige. La richiesta, ha detto, potrà essere avanzata da chi si è dichiarato tedesco e dai suoi figli e sarà gratis "per non gravare sulle tasche delle famiglie". Secondo Neubauer, in futuro atleti altoatesini potranno gareggiareper la nazionale austriaca.

Con l’avvento del governo Kurz-Strache a Vienna è tornata così in auge un’antica questione che riemerge ciclicamente, quella di concedere ai cittadini italiani altoatesini appartenenti al gruppo linguistico tedesco anche la cittadinanza austriaca, così come annunciato ieri e già criticata da governo italiano e Ue

L’ultimo fronte italiano si è aperto nel giorno in cui  la nuova coalizione austriaca formata da conservatori ed estrema destra prestava giuramentonel palazzo presidenziale nel centro di Vienna. All’esterno, circa 6mila manifestanti si sono radunati per protestare contro il nuovo governo dopo dieci anni di un coalizione centrista con socialdemocratici e conservatori.

Un ristretto gruppo di dimostranti ha esploso petardi e lanciato pomodori e uova contro la polizia antisommossa, e due persone sono state fermate, ma nell’insieme la manifestazione si è svolta senza troppi problemi. Tra gli striscioni esposti, alcuni avevano toni pesanti: "Non vogliamo maiali nazisti", "Non lasceremo che governino i nazisti", tutti in segno di forte dissenso contro la partecipazione al governo del partito nazionalista di estrema destra. E in piazza temovo la deriva autoritaria.

Il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, in un messaggio d’augurio al nuovo governo, da una parte ha preferito adottare un tono rassicurante: "Sono sicuro che l’Austria continuerà a seguire una politica in grado di unire anzichè dividere, sostenendo anche la collaborazione transfrontaliera che sta dando buoni frutti in tanti settori..." ribadendo "i grandi passi avanti compiuti di recente, come testimoniato dallo scambio di note fra gli allora premier Renzi e Faymann in occasione del patto di garanzia che nel 2014 ha stabilito gli impegni finanziari dell’autonomia locale nei confronti dello Stato nazionale", e si dice "sicuro che anche il nuovo cancelliere si muoverà lungo gli stessi binari". Dall’altra però non chiude nessuna porta: "La funzione di tutela dell’Austria è uno dei pilastri fondamentali che garantiscono l’autonomia dell’Alto Adige e che la caratterizzano rispetto a tutte le altre in virtù dell’ancoraggio internazionale previsto dall’accordo di Parigi. Mi auguro di poter incontrare a breve il nuovo cancelliere Sebastian Kurz, a Bolzano o a Vienna".

A fine novembre aveva fatto discutere la lettera-appello di diciannove consiglieri della Provincia autonoma di Bolzano inviata all’allora cancelliere austriaco in pectore Kurz e a Strache che chiedeva che la concessione della doppia cittadinanza ai sudtirolesi fosse inserita nel programma di coalizione del nuovo governo di Vienna.
   
La richiesta era stata firmata da rappresentanti di Svp, Suedtiroler Freiheit, Freiheitlichen, Buergenunion, Team Autonomia, e anche consiglieri M5S e ma da nessun membro della giunta provinciale. Si affermava, tra l’altro, che i sudtirolesi avevano perso la cittadinanza austriaca "contro la loro volontà con l’annessione dell’Alto Adige all’Italia" e che la concessione della doppia cittadinanza sarebbe un "gesto riparatore" a favore del "senso d’identità" dei sudtirolesi.

Florian Planker, atleta paralimpico bolzanino, prende le distanze e minimizza: "Vecchia problematica che sinceramente non mi interessa. I confini vanno bene così".


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SARA GANDOLFI, CORRIERE DELLA SERA 18/12 – 

«Non c’è nulla di cui aver paura», assicura Herbert Kickl, 49 anni, segretario generale di FpÖ (Partito della libertà austriaco) e futuro ministro degli Interni, uno dei sei esponenti dell’ultradestra che siederanno nel governo di coalizione assemblato dal giovane premier cristiano-democratico Sebastian Kurz. «Nessuna paura», è il mantra dei nuovi padroni dei palazzi viennesi.

Le sanzioni del 2000

I timori, però, già serpeggiano in Europa. «La presenza dell’estrema destra al potere non è mai indolore»: ha commentato ieri il commissario europeo agli Affari economici e finanziari, Pierre Moscovici. La coalizione in Austria, ha aggiunto, dovrebbe suscitare «l’allerta dei democratici che hanno a cuore i valori europei», anche se la situazione attuale «è probabilmente diversa da quella del 2000». Nel febbraio di quell’anno l’Unione Europea, su pressione della Francia, mise in «quarantena» il governo dell’Austria dopo l’ingresso di sei esponenti del FpÖ, allora guidato da Jörg Haider, con una serie di sanzioni e misure restrittive che furono revocate solo in settembre. Un’ipotesi che oggi non sembra all’ordine del giorno a Bruxelles.


Il rischio «Oexit»

«È importante che il programma di governo austriaco non preveda l’uscita dall’Ue, una “Oexit”, un referendum — ha dichiarato il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani —. Il neo cancelliere Kurz verrà a parlare con noi la prossima settimana a Bruxelles e ascolteremo il suo programma. L’importante è che si muova nella direzione del sostegno all’Europa».

Reazioni

In Italia cresce la preoccupazione per la possibilità che la nuova maggioranza nero-blu riaccenda le spinte autonomistiche in Alto Adige, concedendo ai «membri dei gruppi etnici di madrelingua tedesca e ladina nel Sud Tirolo», come suggerito dal programma presentato sabato, «l’opportunità di acquisire la cittadinanza austriaca» in aggiunta alla cittadinanza italiana. «Una mossa velleitaria, l’Europa ha chiuso la stagione dei nazionalismi», taglia corto Tajani. Più duro il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova, secondo cui si tratta di una promessa unilaterale che «sembra avere il crisma del pugno di ferro etno-nazionalista». «Sdoganare la cittadinanza su base etnica avrebbe effetti gravissimi, ad esempio, in tutti i Balcani», ha scritto su Facebook. In difesa di Kurz e alleati accorre solo il leader della Lega Matteo Salvini: «Se controllare i propri confini è estremismo, allora sono estremista anch’io». 
A Vienna, intanto, sono previste già da oggi numerose manifestazioni di protesta.


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REPUBBLICA.IT 17/12 – 

Vienna si impegnerà a valutare la possibilità di concedere ai sudtirolesi anche la cittadinanza austriaca. La sortita del neo insediato governo di centrodestra guidato da Sebastian Kurtz e da Heinz-Christian Strache, da un lato fa esultare i secessionisti sudtirolesi e dall’altro desta preoccupazione nel Paese e in Europa.

Che la cosa stesse a cuore al vicepremier e leader dell’ultradestra Strache era emerso già con chiarezza nell’intervista rilasciata a Repubblica alla vigilia del ballottaggio per le presidenziali del 2016: "Voglio rimarginare la ferita attuale - aveva detto - concedere al Tirolo la possibilità di tornare unito autodeterminandosi. Perché non può decidere se far parte dell’Italia o dell’Austria?".

Il tema della cittadinanza è ora nel programma del nuovo governo di Vienna. Cosa che viene salutata con soddisfazione dai partiti di opposizione di lingua tedesca in Alto Adige. "Per il Sudtirolo - ha affermato il consigliere provinciale della Suedtiroler Freiheit Sven Knoll - si apre un’occasione storica di valore inestimabile. I sudtirolesi potranno così riavere la cittadinanza austriaca. Non si tratta solo di una riparazione storica, ma anche di un’assicurazione per il futuro". "Non è diretto contro la popolazione italiana, ma è un progetto completamente europeo - ha aggiunto Knoll, considerato il ’delfino’ dell’indipendentista Eva Lotz - L’Italia concede anche la nazionalità italiana alle proprie minoranze all’estero soprattutto nelle relazioni storicamente tese tra Italia e Slovenia".

Gli ha fatto eco il leader dei Freiheitlichen, Andreas Leiter Reber: "Il doppio passaporto è un passo importante verso un’Europa moderna, nel rispetto dei gruppi etnici autoctoni in Stati estranei". La doppia cittadinanza - ha proseguito - "rafforza l’identità e il legame con la nostra patria Austria".

Il tema non è certo una novità: ma dopo una serie di "no" da parte sia di Vienna sia di Roma, è tornato d’attualità quando alcune settimane fa 19 consiglieri provinciali altoatesini (tra essi anche quelli della Sueditiroler Volkspartei) hanno chiesto - inviando una lettera al governo austriaco - di vagliare la possibilità di concedere alla popolazione dell’Alto Adige oltre al passaporto italiano anche quello austriaco.

Ad averne diritto, se il provvedimento dovesse essere approvato, sarebbero solo i cittadini altoatesini che durante i censimenti si sono dichiarati appartenenti al gruppo linguistico tedesco: all’ultima rilevazione del 2011, il 69,64 per cento.

L’idea di concedere il passaporto austriaco agli italiani di madrelingua tedesca o ladina sarebbe "una mossa velleitaria, non una mossa distensiva. L’Europa ha tanti difetti ma ha chiuso la stagione dei nazionalismi", ha dichiarato il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani.


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DANILO TAINO, CORRIERE DELLA SERA 16/12 –


BERLINO Due mesi dopo le elezioni, l’Austria avrà un nuovo governo. Sarà decisamente orientato a destra, anche con posizioni nazionaliste: fatto che già sta sollevando qualche tensione fuori dal Paese, per esempio in Alto Adige dove si riaccende la speranza di alcuni partiti di lingua tedesca di ottenere anche la cittadinanza austriaca. Ieri, quello che sarà il nuovo cancelliere, il 31enne Sebastian Kurz, cristiano-democratico, e quello che sarà il suo vice, Heinz-Christian Strache del partito di destra Fpö, hanno presentato l’esecutivo — programma e ministri — al presidente Alexander Van der Bellen. Il quale ha acceso la luce verde.

La nuova maggioranza, nero-blu, si presenterà in parlamento all’inizio dellaprossima settimana.
Per l’Europa non è un passaggio politico da poco. La svolta a destra austriaca è destinata a pesare negli equilibri della Ue in un momento in cui le divisioni, soprattutto tra Paesi dell’Est e dell’Ovest del continente, sono in crescita. E’ vero che la politica europea austriaca rimarrà nelle mani del nuovo cancelliere Kurz, dalla prossima settimana il primo ministro più giovane d’Europa: dice che terrà Vienna al cuore della Ue. Ed è anche vero che l’Fpö di Strache ha rinunciato, negli accordi di governo, alla possibilità di indire un referendum sull’uscita dell’Austria dall’Unione Europea, ipotesi che aveva sostenuto per anni.

Ma è ancora più vero che nell’accordo di coalizione appena siglato ci sono una serie di intenti che non vanno nella direzione desiderata da Bruxelles, da Berlino, da Parigi, da Roma e da altri governi. In particolare su questioni come rifugiati e immigrazione e più integrazione all’interno della Ue, Vienna andrà in direzione opposta a quella maggioritaria nel continente, più in linea con i quattro Paesi del Gruppo di Visegrád (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria) e divergente da quelle degli alleati di sempre di Berlino. Più sussidiarietà in Europa e meno centralizzazione – dice il programma nero-blu.

Ed è anche vero che se Kurz controllerà i dossier europei, i nazionalisti dell’Fpö guideranno i ministeri degli Esteri, degli Interni, della Difesa. Avranno un’enorme influenza su gran parte della politica austriaca.

La svolta a destra, rispetto al governo in uscita di Grande Coalizione tra socialdemocratici e cristiano-democratici, è netta. A proposito di nazionalismo, nel loro programma Kurz e Strache hanno concordato un paragrafo nel quale dicono che, «nello spirito dell’integrazione europea», prevedono di valutare nel corso della legislatura la possibilità che «i membri dei gruppi etnici di madrelingua tedesca e ladina nel Sud Tirolo (Alto Adige, ndr)» possano «esercitare l’opportunità di acquisire la cittadinanza austriaca in aggiunta alla cittadinanza italiana».

La questione della doppia cittadinanza è in discussione da tempo. In sé, non si tratta di niente di scandaloso. In teoria è anzi un’opportunità in più che si offre alle minoranze. Finora, però, sia Vienna sia Roma l’avevano esclusa. Un po’ perché in Alto Adige i madrelingua tedeschi e ladini non sono minoranza (assieme arrivano al 75%), un po’ perché gli accordi tra le due capitali non la prevedono, un po’ perché l’apertura di una questione del genere (che aumenterebbe le divisioni nella società altoatesina) ha la probabilità di sollevare tensioni politiche in passato affrontate con difficoltà (anche con violenza). 
Fatto sta che i partiti italiani di lingua tedesca, a cominciare dal Südtiroler Volkspartei, hanno salutato con un certo entusiasmo la svolta viennese.


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LETIZIA TORTELLO, LA STAMPA 10/12 – 

La Provincia autonoma di Bolzano–Alto Adige è la più settentrionale d’Italia. Alla fine della Prima guerra mondiale, in seguito alla sconfitta dell’impero austro-ungarico, il territorio venne annesso al Regno d’Italia. Durante gli anni del fascismo, la regione fu segnata da una forte politica di italianizzazione. Nella popolazione di lingua tedesca e ladina resta comunque l’aspirazione di un ritorno all’Austria. Ma anche dopo il secondo conflitto mondiale, in base all’Accordo di Parigi del 1946 siglato fra Italia e Austria, la giurisdizione restò quella italiana, che però ha concesso lo status di provincia autonoma al Trentino e all’Alto Adige. Dagli anni ’50 nascono movimenti che chiedono la secessione dall’Italia, anche attraverso atti di terrorismo (nel 1964 il primo morto). Gli ultimi episodi di tensioni tra le diverse comunità sono legati alla polemica sui cartelli stradali scritti solo in tedesco.

«Gli altoatesini hanno perso la loro cittadinanza austriaca con l’annessione involontaria dell’Alto Adige da parte dell’Italia. Il recupero della cittadinanza sarebbe ora un atto di riparazione». Inizia così, con frasi che per gli altoatesini significano rimediare ad un’ingiustizia storica, la lettera che 19 consiglieri provinciali su 35 hanno inviato a fine novembre al primo ministro austriaco, il popolare Sebastian Kurz, e al suo alleato della destra Strache, per chiedere di inserire nelle trattative di governo la questione mai risolta della loro doppia nazionalità. 
Gli italiani del Sud Tirolo tornano a spingere di ottenere anche il passaporto austriaco. Lo chiedono «con uno spirito europeista», tengono a precisare. E mai come ora sono fiduciosi che qualche cosa si muoverà, visto che la destra ha conquistato l’Austria e sono arrivati al potere al fianco dei popolari dell’Övp (il partito di Kurz) i nazionalisti dell’Fpö. 
La doppia cittadinanza ai sudtirolesi era nel programma di Strache in campagna elettorale, e l’Övp non è contrario a priori. Per questo, la lettera sottoscritta da 7 consiglieri di maggioranza della Südtiroler Volkspartei (Svp) e da 12 consiglieri delle opposizioni, tra cui gli indipendentisti dei Die Freiheitlichen e il Movimento 5 Stelle, non è caduta nel vuoto. A loro si sono aggiunti, con un’altra lettera, politici ed ex politici di peso, come lo storico ex presidente della provincia Durnwalder, che si dice «finalmente più ottimista. Noi siamo una minoranza austriaca, non c’è niente da fare». Per quanto la sua idea sia lontana dall’irredentismo e da spinte di «secessione dall’Italia». 
Le trattative con Kurz e Strache, dunque, sono aperte. I due leader hanno comunicato che vorrebbero giurare per il nuovo governo entro il 20 dicembre. Anche per la discussione preliminare sulla doppia cittadinanza, che sembra essere in calendario, sarebbe questione di giorni: «Incontrerò Kurz a breve – spiega Philipp Achammer, presidente dell’Svp -. Confidiamo che qualcosa verrà formalizzato, almeno una prima apertura». Per lui «la doppia cittadinanza italiana e austriaca è una questione emotivamente importante, non siamo revisionisti, piuttosto europeisti». A dargli manforte c’è anche il presidente della regione del Trentino-Alto Adige/Südtirol, Arno Kompatscher, che parla di una decisione «dall’altissimo valore emozionale». E guai a parlare di «spirito neoaustrungarico»: quello l’Svp lo lascia ai movimenti indipendentisti altoatesini, che chiedono per la provincia autonoma ancora più indipendenza. 
Con l’occasione dell’Fpö al potere, i Freihetlichen sognano infatti che la doppia cittadinanza sia un primo passo per autodeterminarsi di più. Lo spiega Andreas Leiter-Reber, leader del partito: «La doppia cittadinanza sarebbe un’assicurazione». Per che cosa? «Per la nostra autonomia. Non è un passo indietro verso l’Austria, ma un passo avanti per poterci gestire su più fronti, dalle tasse, alla polizia. Da qui, vediamo purtroppo tutti i giorni come sta andando l’Italia».
Ma per chi abita nella provincia più settentrionale del Belpaese, che è a maggioranza di lingua tedesca, quali sarebbero veramente i vantaggi di una cittadinanza austriaca? I diritti acquisiti, qualora l’Austria accettasse, sono tutti da discutere: a partire dal voto, che genererebbe il problema della rappresentanza nel parlamento nazionale a Vienna (nel Nationalrat non ci sono deputati che risiedono all’estero), alla «possibilità di fare il servizio militare» (che in Austria è ancora obbligatorio), dice Leiter-Reber. Di certo, per la causa è l’identità a giocare il ruolo più importante: «Basta guardare le nostre città – ricorda l’ex parlamentare italiano Siegfried Brugger -, sono ben più simili alle città medievali ungheresi o cecoslovacche, che a quelle del centro Italia, questo nessuno lo può negare».

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[...] E nelle battaglie identitarie la comunità italiana rischia di soccombere. È accaduto nella disfida per i toponimi, cioè migliaia di luoghi sparsi nella regione da cui si vuole togliere il nome italiano. [...]


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ANDREA BONANNI, LA REPUBBLICA 16/12 –

niIl mimetismo è da sempre un tratto caratteristico dell’estrema destra. I nazisti greci di Alba dorata che portano i pacchi dono ai poveri ( ma solo a quelli “ giusti”). Le camicie brune hitleriane che picchiavano gli ebrei ma aiutavano le vecchiette ariane ad attraversare la strada. I franchisti che fucilavano in massa gli oppositori ma erano in prima fila nelle processioni. I leghisti che portano i maiali a passeggio sui siti di costruzione delle moschee, ma poi si inteneriscono per i capretti macellati con rito islamico. Gli esempi, vecchi e nuovi, si sprecano. Chi gioca sulle paure irrazionali della gente, gioca anche sulla sua credulità e spesso trae vantaggio nel far finta di essere diverso da come è.L’ultima frontiera del mimetismo connaturato all’estrema destra è l’Europa. Il nuovo governo austriaco, mentre affida agli xenofobi anti-europei del Fpo i ministeri chiave degli Interni, degli Esteri e della Difesa, assicura di essere « impegnato per una Europa forte » ed esclude di indire un referendum per far uscire l’Austria dalla Ue, obbietivo che pure era nel programma del partito di Strache.Anche l’ungherese Orban e il polacco Kaczynski, altri due campioni della destra che sta dilagando ad Est, si dicono a favore dell’Europa. Ma di quale Europa stiamo parlando? A Varsavia come a Budapest come, purtroppo, ora a Vienna l’Europa è vista come un baluardo identitario utile non per affermare valori e diritti propri, ma per negare quelli altrui. Quanto al resto, minori sono i suoi poteri, meglio è.Non è un caso che, presentando il programma del nuovo governo austriaco, il cancelliere Kurz si sia subito appellato al criterio della sussidiarietà: lasciamo all’Europa i poteri che contano e riportiamo le altre decisioni a livello nazionale, ha detto. Anche quello della sussidiarietà è un vecchio alibi degli euroscettici, e non a caso era un cavallo di battaglia dei britannici. I poteri che contano, infatti, sono ancora in larga misura in mano agli stati membri, che non intendono minimamente cederli. Mentre rinazionalizzare le poche competenze comunitarie equivale a svuotare la Ue dei già scarsi poteri di cui dispone.Di fatto, e fino a prova contraria, il nuovo governo austriaco porta Vienna ad aggiungersi a quel Gruppo di Visegrad ( Polonia, Ungheria, Cechia, Slovacchia) che ormai da tempo rema contro ogni progetto di approfondimento dell’Unione europea e punta invece ad un recupero della piena sovranità nazionale.Ma questa lezione di maldestro mimetismo politico non si limita all’Austria. Anche in Italia assistiamo oggi ad una coalizione elettorale che unisce un partito che si dice europeista e che aderisce al Ppe, come quello di Berlusconi, con un partito dichiaratamente anti- europeo, anti- euro, anti- migranti, xenofobo e apertamente amico di Putin come la Lega di Salvini. E anche in Italia, per far finta che esista una qualche compatibilità tra le due forze, il partito di estrema destra da qualche tempo ha messo la sordina alle sue rivendicazioni più estreme, senza tuttavia mai rinnegarle veramente.La sola differenza è che, a Vienna, Ovp e Fpo si sono almeno sfidati alle urne e sono arrivati a formare una coalizione innaturale solo dopo il voto e perchè obbligati dai risultati elettorali. In Italia, invece, il mimetismo politico della destra si spinge fino alla sfrontatezza di voler far credere agli elettori che le piattaforme dei due partiti siano in qualche modo compatibili con un programma comune. E che basti nascondere sotto il tappeto le posizioni più estreme per confezionare una offerta politica presentabile, tale da non spaventare i cittadini moderati e i nostri preoccupatissimi partner europei. Se poi gli elettori dovessero dar fede ad una simile operazione, il Gruppo di Visegrad potrebbe allargarsi anche all’Italia. E l’onda lunga del mimetismo populista si estenderebbe così dal Baltico al Canale di Sicilia.