il Fatto Quotidiano, 18 dicembre 2017
Puntuale come le tasse, ecco la crociata degli “antinatalisti”
Sta per arrivare il Natale, e molti ne farebbero a meno. Ormai l’antinatalista è diventato quasi una categoria di pensiero. Tale è la voglia di distinguersi, costi quel che costi, che quando arriva il Natale spuntano come funghi quelli che odiano i regali e gli addobbi. Insomma, tutta quella gran giostra di business e frasi fatte che, con la dimensione religiosa della festa, non c’entra nulla.
Tutto vero, ma è lecito pensare che il Natale sia bello anche se ben si conoscono tutte le ipocrisie a esso sottese? Gli antinatalisti dicono che il Natale è solo una manovra per spendere di più. Può essere, ma dov’è il problema? Se a me va di regalarmi una Polaroid da 600 euro, o di regalare alla mia compagna una Jimmy Choo tacco 12 e ipotecare la casa di Nardella per pagarla, do noia a qualcuno? (a parte a Nardella, che comunque non conta). Devo chiedere il permesso agli antinatalisti per spendere male un po’ dei miei soldi? Dicono anche: “I regali ricevuti fanno quasi sempre schifo”. Magari hai avuto sfiga tu, oppure hai amici e parenti che ti detestano (e a quel punto forse una o due domande dovresti portele). Ma poi: che vuol dire che il regalo è “brutto”? Il gusto è soggettivo e quel che conta – si dice così – è il gesto. Posso anche ricevere un paio di guanti brutti come Facci, ma se me li ha regalati la zia di Varese che non vedo da un anno e se lei è felice così, che male c’è?
Siamo così invasi dalla melassa che, per rappresaglia, crediamo che essere politicamente scorretti a caso sia figo. Così attacchiamo il Natale per sentirci un po’ cool. È vero che spesso circolano regali orribili e pure vecchi, magari pure riciclati dall’anno o decennio prima, ma a ben pensarci pure in questo non c’è nulla di sgradevole: anzi, tutto ciò può assurgere a Letteratura.
Marco Malvaldi, partendo proprio dai regali riciclati a Natale, ha scritto il racconto La tombola dei troiai divenuto anche episodio della serie Sky I delitti del BarLume. Dipende da dove – e come – guardi: ciò che sembra brutto può essere bello. O addirittura divertente.
Nessuno crede che a Natale si diventi più buoni: neanche ci proviamo più. Nessuno nega di aver augurato “Buone Feste” a persone a cui, in realtà, augureremmo ben altre sincopi. Nessuno può dirsi entusiasta della programmazione televisiva durante le feste natalizie. Nessuno sopravvive benissimo alle abbuffate inutilmente pantagrueliche a pranzo e cena, tra parenti che neanche ricordi di avere e cibarie che ti fanno pure schifo (però non si può dire). Eppure, con buona pace degli antinatalisti per professione, il Natale ha ancora qualcosa di magico. Saranno i ricordi. Sarà il freddo o la neve. Saranno i nonni che sorridono, saranno i bambini che ci credono. Sarà l’albero di Natale, sarà il Presepe. Sarà l’attesa di aprire il pacco o pacchettino. Sarà quel che volete, ma il Natale resta ancora una lieta parentesi: una bella illusione. Quindi, cari antinatalisti, non rompete troppo le scatole. E andate a fare la guerra altrove.