La Stampa, 18 dicembre 2017
Pinocchio conquista Londra non senza un po’ di humour
A Londra lo show di Natale è un nuovo Pinocchio. Una versione teatrale spettacolare, con una coreografia degna dei musical prodotti nel West End.
Con effetti visivi mozzafiato e già definito «un capolavoro» dalla critica britannica.
Può Pinocchio essere nuovo? Sì, essendo come tutti i classici un sempreverde. Non conta quante volte li si rivisita e reinterpreta, se fatti bene non perdono mai la freschezza. Tutto sta, appunto, nel come lo si fa. E in questo Pinocchio che va in scena al National Theatre la novità più vistosa è di ordine scenico: il burattino è interpretato da un ragazzino, mentre gli uomini sono delle marionette. Geppetto e Mangiafuoco sono dei burattini giganteschi, alti cinque metri. Mentre il grillo parlante e gli altri personaggi sono pupazzi mossi abilmente dai pupari del National Theatre con la stessa tecnica usata per War Horse: gli attori danno voce e movimento alle marionette, si vedono sul palcoscenico e fanno parte dello spettacolo, in un gioco di finzione e realtà molto efficace. La balena è un’ossatura simile all’arcata di una chiesa gotica, accompagnata da lampi e tuoni.
Al National Theatre hanno assemblato il meglio del settore. Il regista è John Tiffany, lo stesso dello show dei record, Harry Potter e la maledizione dell’erede. Lo sceneggiatore è Dennis Kelly, che ha curato anche l’adattamento del musical di Matilda di Roald Dahl. Mentre le musiche e le marionette sono dello staff di veterani del teatro che avevano già fatto il brillante lavoro di dare vita alla storia del ragazzo e del cavallo di Michael Morpurgo in War Horse.
Qui la fiaba classica è trattata con un’ironia tipicamente britannica e con battute e scenette molto contemporanee. La battaglia del burattino di legno per diventare un bambino in carne e ossa diventa il dilemma dei giorni nostri: cosa è che rende umani gli essere umani? Scegliete tra fama, piacere, denaro o dolore. La volpe dice a Pinocchio la sua verità: «Solo per persone famose contano… e nessuno è più umano di un attore». Il grillo parlante diventa una donna, noiosa e petulante, molto politicamente scorretto per la verità. Come lo era la Fata dai Capelli Turchini nell’originale di Carlo Collodi, nome che per il mondo anglosassone scompare totalmente.
La stampa anglofona presenta questo spettacolo teatrale come una rivisitazione del classico di Walt Disney «a 77 anni dalla prima proiezione del film». Che non è un richiamo sbagliato in sé, perché il Pinocchio di Disney uscì nel 1940 ed è a suo modo diventato un classico nel classico. Carlo Collodi (che poi si chiamava Carlo Lorenzini, per essere precisi), il vero creatore del burattino di legno più famoso del mondo, si è perso per strada, ma non la sua ironia, evidentemente. Perché alla fine del libro, l’ex burattino diceva quella celebre frase: «Come ora son contento di essere diventato un ragazzino perbene!...». Dove tutto sta nella malizia dei tre puntini esclamativi. Perché voi ci avete mai creduto che Pinocchio è diventato davvero un ragazzino perbene?