Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  dicembre 18 Lunedì calendario

In città 4 mila biotestamenti, ma solo mille sono validi. Chi l’ha depositato in forma privata deve portarlo in Comune o dal notaio

Da quattro giorni l’Italia ha una legge sul testamento biologico, che consente a tutte le persone maggiorenni di dare disposizioni sul proprio fine vita. Dal 2011 Torino ha un registro che raccoglie le volontà di un migliaio di persone. Ha fatto da apripista, sulla scia di una petizione popolare con oltre 3 mila firme e dell’impegno dell’allora sindaco Sergio Chiamparino, il quale aveva garantito che entro la fine del suo mandato la Città si sarebbe dotata di uno strumento per custodire le volontà dei cittadini.
A distanza di sei anni un migliaio di persone ha depositato il proprio testamento biologico. Per loro l’entrata in vigore della legge dà forza a un atto che finora era poco più che simbolico: il documento, adesso, acquisisce valore legale e per medici e strutture sanitarie sarà obbligatorio tenerne conto. In passato, però, il registro comunale non è stata l’unica strada percorsa da chi voleva depositare le proprie volontà sul fine vita: associazioni, organizzazioni, chiese, si sono attivate per consentire a chi lo voleva di consegnare il testamento biologico. L’ha fatto la Chiesa Valdese, che a Torino una volta al mese dedica una mattinata alla raccolta dei documenti e ne custodisce una copia. Ma l’hanno fatto anche varie organizzazioni: l’associazione Luca Coscioni, Exit, la Fondazione Veronesi. In tutto a Torino sono depositati circa 4 mila testamenti.
C’è una differenza non da poco tra i documenti depositati in Comune e quelli consegnati a queste organizzazioni: i primi, con la nuova norma votata dal Parlamento, acquisiscono valore di legge; i secondi no. Vanno, in un certo senso rinnovati. Non a caso le associazioni si stanno organizzando per informare chi si è rivolto a loro, spiegando che il testamento va nuovamente depositato secondo le procedure che la nuova legge prevede: le disposizioni anticipate di trattamento (Dat) vanno firmate davanti a un pubblico ufficiale, a un notaio, o in presenza di un medico del Servizio sanitario nazionale.
Il Comune di Torino nel 2011 ha pensato una procedura per il testamento biologico: un modulo da compilare e depositare all’Ufficio relazioni con il pubblico; un fiduciario incaricato di eseguire le volontà della persona qualora non sia più in grado di esprimersi. È un modello che la nuova legge di fatto ricalca, anche se bisognerà attendere eventuali indicazioni dalle circolari ministeriali. Il modulo predisposto dal Comune è molto sintetico, si limita a parlare di «trattamento terapeutico o di sostegno». In realtà il testamento finora è stato libero: si può inserire una formula complessiva o dare specifiche disposizioni circa chirurgia d’urgenza, antibiotici, trasfusioni; trattamenti il cui scopo è ritardare la morte inevitabile o mantenere uno stato di incoscienza prolungato e senza ragionevoli possibilità di recupero; terapia del dolore, alimentazione e idratazione forzata.