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 2017  dicembre 18 Lunedì calendario

Minniti vola in Egitto da Al Sisi. Intesa per fermare i migranti

È un nuovo forte patto Italia-Egitto quello che emerge dall’incontro di ieri al Cairo tra il ministro dell’interno Marco Minniti e il presidente Abdel Fattah al Sisi, 80 minuti di faccia a faccia per ragionare delle sfide che accomunano le due sponde del Mediterraneo. Una collaborazione riallacciata alcuni mesi fa, dopo il gelo diplomatico seguito al caso Regeni, che grazie al ritorno degli ambasciatori ha già prodotto alcuni risultati sul campo dei flussi irregolari dall’Egitto al nostro Paese, passati dai 12 mila sbarchi del 2016 al nulla del 2017.
Il tema dei migranti è direttamente collegato a quello della Libia, cruciale tanto per l’Egitto, principale alleato del generale ribelle Khalifa Haftar, quanto per l’Italia, sostenitore numero uno del governo internazionalmente riconosciuto di Fayez al Sarraj.
Ieri, come ha prontamente ricordato Haftar in un discorso televisivo dai toni tra il minaccioso e il sibillino, è scaduto l’accordo di Skhirat e si è aperta una fase di incertezza. L’intesa tra Minniti e il presidente Al Sisi per la transizione in Libia fa un passo avanti, conferma sulla carta la road map dell’inviato dell’Onu Ghassan Salamé ma prevede che dopo Skhirat si vada avanti così, senza nuovi accordi con l’obiettivo di portare la Libia al voto entro il 2018. Quella delle elezioni è una condizione sine qua non per Haftar, che in caso contrario ha lasciato intendere di poter far saltare la Libia: la convergenza tra Egitto e Italia, che pure sono consapevoli dell’impossibilità di andare oggi alle urne in Libia, è dunque doppiamente significativa perché da un lato offre garanzie ad Haftar suggerendogli però di non aver fretta e dall’altro rassicura al Sarraj sul fatto che il Consiglio Presidenziale di cui è guida resterà al suo posto con la prospettiva di un allargamento che in futuro potrebbe includere Haftar.
È importante notare inoltre come giovedì scorso, tre giorni prima di vedere Al Sisi – che ieri si è anche fatto garante con l’Italia della riorganizzazione delle forze militari libiche – il ministro dell’interno italiano si sia recato dal re giordano Abdallah ad Amman, dove finora si sono svolti gli incontri informali tra Sarraj e Haftar.
Al Cairo si è parlato ovviamente del caso del ricercatore friulano torturato e ucciso al Cairo quasi due anni fa, uscito dai riflettori mediatici e dall’attenzione dell’opinione pubblica ma permanente convitato di pietra in qualsiasi bilaterale tra i due Paesi. Oltre alle rassicurazioni del presidente egiziano al Sisi, che promette di andare «fino in fondo per trovare la verità», Minniti incassa qualcosa stavolta in più. Dopo la consegna alla famiglia Regeni delle lungamente negate oltre mille pagine degli atti processuali della Procura generale del Cairo sull’inchiesta, c’è un appuntamento da seguire: giovedì il procuratore di Roma Pignatone volerà in Egitto per incontrare il suo omologo e «accelerare».
Migranti dunque, riguardo ai quali al Sisi avrebbe chiesto all’ospite italiano informazioni sulle prospettive per i campi per migranti e profughi in Libia. E poi la transizione post accordo di Skhirat, la collaborazione contro il terrorismo da rafforzare alla luce del possibile rientro dei foreign fighter dai terreni di guerra perduti dall’Isis, la ripresa dell’interscambio economico dopo il ritorno dell’ambasciatore italiano al Cairo l’estate scorsa.