il Giornale, 18 dicembre 2017
Caos a casa De Benedetti: il figlio smentisce il padre
C’è maretta in casa De Benedetti e il problema è Repubblica. Stavolta non c’entra direttamente il caso Scalfari (la sua uscita pro Berlusconi ha traumatizzato tutta la galassia dei «repubblicones»), ma non siamo troppo lontani. Dopo Repubblica che redarguisce il suo fondatore, ecco infatti Repubblica che si dissocia dal suo storico editore. All’Ingegnere, a lungo numero uno del gruppo editoriale da poco ceduto ai figli, non piace granché il quotidiano e lo ha fatto sapere pubblicamente, per giunta in un’intervista al competitor Corriere della Sera. Una stroncatura per interposto quotidiano che ha fatto saltare sulla sedia la redazione di Repubblica e costretto il figlio di De Benedetti, Marco, attuale numero uno del gruppo, a prendere le distanze dal padre a nome dei vertici e degli azionisti della Gedi Spa (già Gruppo Espresso).
Ma cosa aveva detto di tanto imbarazzante l’Ingegnere? Dopo l’apprezzamento dovuto al restyling grafico, Carlo De Benedetti ha demolito la linea di Repubblica: «Un giornale ha bisogno di spifferi, correnti, energie. Un giornale non è solo latte e miele; è carne, è sangue. Può avere curve; ma deve avere anche spigoli». Non solo, anche la doppia direzione Calabresi-Cerno non gli sta bene («Resto contrario, nessun grande giornale al mondo utilizza questa formula»). Per finire, la frecciata alla prole: «Sono stato l’unico imprenditore italiano a donare l’azienda ai figli». Concetto ripetuto: «La Cir, l’azienda che ho loro donato, ha più di 300 milioni di liquidità», subito dopo aver definito «commovente» la scelta di Luciano Benetton di tornare a guidare il gruppo di famiglia rovinato dalle scelte dei successori (chiaro il messaggio?).
Su pressione del comitato editoriale, e dopo aver già dato spiegazioni in un incontro con il cdr, Marco De Benedetti ha dovuto placare gli animi dei giornalisti con una nota scritta e pubblicata dal quotidiano per smentire coram populo l’Ingegnere. «L’intervista rilasciata da mio padre qualche giorno fa ha generato disorientamento, con riferimento alla posizione della società nei confronti di Repubblica – dichiara De Benedetti jr – Le opinioni espresse nell’intervista non rappresentano né il pensiero degli azionisti, né quello del vertice della società, che sono tutti determinati a proseguire sulla strada tracciata». Compreso il mantenimento della doppia direzione, scelta osteggiata da Carlo De Benedetti. Il vero motivo, raccontano gli spifferi, è che l’ex editore sarebbe stufo della direzione di Mario Calabresi, che avrebbe tentato senza successo di sostituire con Massimo Giannini, l’ex vice di Ezio Mauro da lui rimpianto («è stato un grandissimo direttore») al timone di Repubblica. L’operazione è stata stoppata dai vertici della Gedi, in particolare dall’amministratore delegato Monica Mondardini, dominus del gruppo con cui i rapporti non sarebbero più ottimi. In un retroscena di Dagospia si racconta che è «la Mondardini, cara a John Elkann, che ha apparecchiato la coppia impossibile Calabresi&Cerno», mentre secondo altre indiscrezioni di Lettera43 «il sempre più malmostoso Carlo a tutti i giornalisti della prima nidiata scalfariana che lo vanno a trovare racconta che Repubblica è allo sbando, sia dal punto di vista della linea politica che dei risultati economici». Le critiche dell’Ingegnere sarebbero rivolte alle scelte editoriali, ma anche alla fusione con la società editrice di Elkann (De Benedetti parla bene solo di Marchionne), e poi alla scarsa incisività del figlio Marco come editore. L’ottantatreenne Carlo, invece, sembra sempre affascinato dal mondo dei giornali. Che ne voglia comprare un altro?