Corriere della Sera, 18 dicembre 2017
Putin ringrazia gli Usa: salvati dalla Cia
I servizi di sicurezza russi hanno catturato un gruppo di terroristi i quali progettavano per lo scorso fine settimana attentati a San Pietroburgo che avrebbero potuto provocare centinaia di vittime. Ma il fatto ancora più importante è che l’operazione è frutto della collaborazione tra Stati Uniti e Russia in questo campo: la Cia ha fornito informazioni decisive all’Fsb, il successore del Kgb. La notizia è stata data direttamente dal Cremlino dopo una telefonata di ringraziamento di Vladimir Putin a Donald Trump. Nonostante il clima tesissimo tra i due Paesi, i presidenti hanno ricominciato a parlare e, almeno nel settore cruciale della lotta al terrorismo, la collaborazione sembra funzionare. Il timore di attentati catastrofici è tale che avrebbe spinto le due amministrazioni a riaprire quel dialogo che sembrava morto e sepolto.
La brillante operazione dell’Fsb è di giovedì scorso. Nella ex capitale russa sul Baltico, agenti hanno fatto irruzione in un appartamento catturando varie persone e sequestrando armi ed esplosivi. Uno dei terroristi, fatto comparire in televisione, ha confessato di aver lavorato alla preparazione di ordigni riempiti di frammenti metallici allo scopo di fare più danni possibile dopo l’esplosione in mezzo alla gente. Il gruppo infatti aveva in mente di attaccare, anche con armi da fuoco automatiche, la cattedrale di Kazan che si trova quasi a metà del prospekt Nevskij, la via centrale di San Pietroburgo.
Gli estremisti programmavano di colpire quasi contemporaneamente anche in altri punti della città. Già lo scorso aprile un attentato terroristico aveva avuto come obiettivo la seconda città della Russia. In quell’occasione era stata presa di mira la metropolitana con un’esplosione che aveva ucciso 16 persone e ne aveva ferito una cinquantina.
Le persone arrestate proverrebbero tutte dal Caucaso e dall’Asia centrale. Dalle repubbliche islamiche che da sempre costituiscono una spina nel fianco della Russia post-sovietica: alcune fanno parte integrante della Federazione, mentre altre sono oggi Stati indipendenti, come il Tagikistan.
Con il crollo dell’Isis in Siria, si è aperta la questione del possibile futuro dei combattenti non siriani sopravvissuti ai combattimenti. L’Fsb ha calcolato che quasi duemila russi erano andati a combattere per il califfato assieme a migliaia di cittadini di altre repubbliche ex sovietiche. Lo stesso Putin ha denunciato il pericolo del ritorno di questi estremisti resi ancora più pericolosi dall’esperienza maturata sul campo in Siria.
La questione dei ritorni preoccupa naturalmente anche i responsabili di parecchi Stati europei dai quali sono partiti negli ultimi anni gruppi di foreign fighter. E pure gli Stati Uniti sono all’erta, soprattutto dopo i più recenti attentati.
Così i servizi di sicurezza, a quanto pare, collaborano. Nei giorni scorsi, durante la conferenza stampa di fine anno, Putin aveva lodato il presidente americano sostenendo che la sua politica economica era stata apprezzata dai mercati. E Trump gli aveva telefonato per ringraziarlo.
Ora è stato il presidente russo a chiamare Washington. Secondo il Cremlino, nel corso della telefonata Vladimir Putin ha anche promesso a Trump che l’Fsb comunicherà alle autorità americana qualsiasi notizia dovesse venire a sapere su possibili attentati negli Stati Uniti.
Una ripresa dei rapporti amichevoli che i due presidenti avevano promesso? Fino a poche ore fa Washington e Mosca si scambiavano ancora accuse reciproche di collaborare con gruppi terroristici in Siria. Ma due telefonate in pochi giorni sono certamente un buon segnale. Vedremo se il clima cambierà davvero e se la collaborazione si estenderà ad altri importanti settori.