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 2017  novembre 05 Domenica calendario

Paul Klee, la scoperta del colore. E poi, purtroppo, del nazismo

Sono i segni la chiave per capire il linguaggio di Klee e lo mostrano le opere nei quattro capitoli della rassegna Paul Klee. The Abstract Dimension (alla Fondazione Beyeler di Basilea fino al 21 gennaio) : Natura, Architettura, Musica, Segni; segni che poi, alla fine del percorso dell’artista, assumono un forte significato politico. Paul Klee (1879-1940) ha una lunga storia, da Berna va dunque all’Accademia di Franz von Stuck a Monaco (1898), viaggia in Italia (1901-1902), poi a Parigi (1905 e 1912), poi in Tunisia (1914) e ancora in Egitto (1928): esperienze importanti che trasformano il senso delle sue opere da ripensare collegate in modo sempre più stretto al contesto politico a partire dagli anni Venti e Trenta. 
Klee, dunque, che era entrato nel 1921 nel Bauhaus di Walter Gropius a Weimar, e ancora a Dessau (1926-1931), nel 1933 lascia la Germania all’avvento dei nazisti: la sua, per loro, sarà «arte degenerata». Klee si stabilisce a Berna dove morirà nel 1940. Torniamo al segno, la chiave per capire le scelte di Klee: Tappeto della memoria (1914) è un dipinto complesso: superficie come consunta, elementi staccati, quasi tracce di antiche scritture, piramidi, cerchi, griglie, frammenti di una immagine dissociata, leggibile dai quattro lati come un tappeto persiano, da cui forse il titolo. Ma di quale memoria si tratta? Sempre in mostra un acquarello Kairouan, davanti alla porta (1914) ci offre una risposta: il pittore scompone i colori, il giallo e il bruno delle dune, il cielo azzurro che entra nei volumi; Klee dunque ha visto a Parigi i dipinti del Cubismo analitico di Braque e Picasso, ha visto Robert Delaunay e le sue Tour Eiffel, i suoi Dischi simultanei e lì, a Parigi, non in Tunisia, come racconterà più tardi, «scopre» il colore. 
Conferme? In mostra almeno due dipinti devono molto proprio a Robert Delaunay, Nello stile di Kairouan, trasposto in stile moderato (1914) e Montagna aperta (1914), dove le pulegge, le macchine propongono insieme armonia musicale e scomposizione dei colori come nei dipinti dei futuristi ritrovati a Berlino e a Parigi. Proprio nell’acquarello Kairouan, davanti alla porta scopriamo un dettaglio, quasi una sigla: un piccolo profilo di dromedario che è la chiave per capire: insomma, riducendo a schema il naturale, Klee inventa un nuovo sistema di segni. 
Un quadro, Fiori celesti sulla casa gialla (1917), mostra come Klee scompone l’immagine e costruisce il racconto: la casa segnata con la «K», dunque Klee, è la casa del pittore e della moglie Lily, il tetto è rossiccio e, dopo Lo spirituale nell’arte di Kandinskij (1911), segno di affetto, di tensione amorosa; sopra spuntano «celesti» alberi, fiori rossi, fiori azzurri (lo spirituale ), fiori rosa e verdi, una specie di hortus conclusus, di spazio dominato e felice dentro la città. Klee dunque legge il mondo attraverso una griglia simbolica di segni, ha visitato le scritture geroglifiche, ha visto le appiattite miniature dell’Alto medioevo, conosce la texture dei tappeti persiani, per questo la sua creazione è un sistema convenzionale di ideogrammi dei quali scoprire il senso. Così in Antica armonia (1925) la ripetizione dei moduli quadrati non è astrazione ma racconto della città; dunque la griglia evoca la città ma qui c’è altro: l’allusione esplicita è alla musica e alla sua dimensione cosmica. Certo la città può suggerire altro rispetto all’armonia, così in Fuoco con la luna piena (1933) tornano i quadrati segni della città, e in alto ecco la luna, cerchio giallo nel quadrato viola, mentre a destra vediamo una macchia rossa, forte, un segno di pericolo, ma sarà un fuoco reale o un fuoco simbolico? La data è il 1933, dubbi non ce ne possono essere su quello che Klee vuole dirci. 
Nell’ultimo periodo la lingua di Klee, il suo segno si scompone ma la grafia di un naturale appiattito come in una mappa vista dall’alto è sempre evidente: così in Parco presso Lu (1938) ecco i profili neri degli alberi: lunghe foglie, tronchi tagliati, rami come nere serpi contro un fondo volta a volta giallo, rosso, arancio, verde. Troppi studiosi legano alla malattia questo peso ossessivo del segno, evidente in molte immagini, come in Foresta di streghe (1938) dove una greca di figure, occhi che ci guardano, trasforma in geometria le grafie ossessive dell’altro dipinto del 1938. 
Ormai la pittura di Klee diventa sempre più cupa e il suo ultimo racconto è una rivolta contro gli spettri del nazismo; basta vedere un dipinto rimasto senza titolo Griglia e linee ad onda attorno (1939) dove il significato è dato dal rosso dominante e dalla figura, un volto, su cui incombe, come allora sull’Europa, una griglia, una prigione nera. Il segno di Klee, tanto diverso rispetto alle origini, adesso racconta l’angoscia. Klee, dunque, impegnato fino alla morte, nel 1940, anche se consunto da una dura malattia, contro la trionfante Germania nazista.