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 2017  settembre 17 Domenica calendario

L’ultimo flop della Raggi. La disinfestazione bio che ha graziato le zanzare

Roma è al verde e la sindaca sposa le campagne green per lasciare il segno. Ha vinto la battaglia per le mense vegane. Ha appena aperto uno spiraglio sulla battaglia no-vax. Ha scartato a malincuore i pipistrelli, la gambusia che è un pesce, le rondini e i gechi. Ha poi appurato che i grilli non sono predatori e rimedi naturali per combattere le invasioni delle zanzare. A quel punto Virginia Raggi, sindaca di Roma, ha deciso: «Contro le zanzare solo disinfestazione biologica». Via allora alla battaglia di Primavera (erano gli inizi di maggio) utilizzando solo il «Bacillus thuringiensis sphaericus», individuato in Giappone nel 1901. Non una novità e a quanto pare neppure una grande soluzione. È un batterio sporigeno che vive nel terreno e che da alcuni anni è tornato ad essere impiegato nelle lotta alle zanzare. Ci hanno riempito i tombini della Capitale, inserendolo dentro un prodotto granulare. Così poteva raggiungere i flussi d’acqua, le pozze ed essere ingerito dalle larve dell’insetto. Cosa accade dopo è naturalmente raccapricciante: il bacillo ingerito porta alla distruzione del tratto digerente e quindi alla morte dell’insetto. «Il metodo era già stato impiegato nel 2014», spiegano in Campidoglio. E infatti non aveva funzionato ed era stato quindi accantonato. «Era il più economico», facevano sapere ad aprile Pinuccia Montanari e Daniele Diaco, rispettivamente assessora all’Ambiente e presidente dell’omonima commissione consigliare. 
Economico, forse. Inodore. Incolore. Inefficace. La sindaca e la sua assessore Pinuccia Montanari se ne sono accorte solo ora, scattata l’emergenza chikungunya, decidendo così di correre ai ripari e alla chimica. Ma da maggio all’inizio di settembre l’ordine della sindaca e dell’assessora Montanari era stato chiaro: basta la disinfestazione biologica per combattere e vincere la battaglia contro la zanzara tigre. Niente chimica, al bando solfati e altri prodotti potenzialmente nocivi per l’uomo e per l’ambiente. Così era partita un’altra battaglia politicamente corretta ed effettivamente inutile: la bio-battaglia alle zanzare. Che, al solito, doveva avere qualcosa di epico, magari servire a cambiare il mondo, guardare lontano, saper aspettare: perché non serve occuparsi degli insetti adulti, ma colpire solo le larve. «Prima o poi spariranno», pensavano in Campidoglio, dove l’orizzonte dei Cinque Stelle è sempre lo stesso, serve tempo, per capire come si amministra una città, per provare a governare un Paese, per impedire che una città venga invasa dagli insetti. «Roma è la città più verde del mondo», dicono orgogliosi gli uomini dello staff grillino, come ricordano sempre che non è la capitale con più buche, bensì con più chilometri di strade, che il debito lo hanno ereditato, che un problema da risolvere ci sarà sempre, tralasciando che avevano annunciato d’esser pronti risolverli un po’ tutti. 
«Fantasia al potere», gridavano in campagna elettorale, poco più di un anno fa. Bisogna ammettere che quella del «Bacillus thuringiensis sphaericus» è idea fantasiosa, impronunciabile, in un certo senso tristemente innovativa, sicuramente peggiorativa e soprattutto inefficace. I contagi a Roma sono almeno quattro, le zone rosse individuate già otto, la zanzara Chikungunya vola indisturbata e trasmette la malattia e si torna alla chimica. Però Virginia Raggi ci ha provato, ci prova sempre. Prima o poi ci riuscirà. Prima o poi finirà anche il complotto delle zanzare.