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 2017  agosto 29 Martedì calendario

Le droghe fatte in casa

Lo sballo? Se ne sta a casa nostra, in frigorifero, bello fresco, infilato tra la bottiglia del latte e il vaso dei sottaceti. Non disdegna il mobiletto degli alcolici, tutt’altro: tra i due c’è un discreto feeling. Anche se è con il cassetto dei farmaci che se la fa alla grande. Una sorta di passione bruciante la loro, del tipo «non posso vivere senza». Una relazione stabile? Anche troppo, visto tra le nuove droghe diventate «cult» per i giovani la più recente e modaiola è un fai da te. Nel mondo c’è chi va su di giri avvelenandosi con i sali da bagno, la noce moscata, colla e veleno per topi, o bevendosi... lo sciroppo per la tosse!
Attualmente i ragazzini che frequentano feste musicali e rave party sembrano andare pazzi per la Purple Drank, nel mondo conosciuta anche come sizzurp, lean, syrup, barre, purple jelly, Texas tea, dirty Sprite. In Italia si ottiene perlopiù mischiando bibite come la Sprite, la Fanta e la Coca Cola con uno sciroppo per la tosse contenente un discreto tasso di codeina, un alcaloide (cioè una sostanza organica con un ottimo rapporto dose/effetto farmacologico) presente nei papaveri da oppio e usata appunto contro la tosse. 
Purtroppo, a rendere «accettabilmente» cool una sostanza che è a tutti gli effetti una droga, sono i suoi riferimenti culturali che rimandano all’infanzia e alla prima adolescenza. Si tratta infatti di una bibita color viola, con le bollicine e al profumo di fragola, creata con i brand delle bevande analcoliche più note, quelle che si trovano in ogni negozio. Inoltre non è costosa, si realizza con enorme facilità ed evita il contatto, davvero molto squallido, con gli spacciatori. È a quel punto che passa un messaggio fuorviante, fasullo e soprattutto pericoloso, lo stesso di cui ci nutriamo da sempre per quietare coscienze e paure: «chissà che male potrà farmi?» accompagnato da un altrettanto falso rassicurante «posso smettere quando voglio». Non è così e ci sono due brutte notizie a confermarcelo. Innanzitutto la Purple altro non è che l’ennesima sostanza psicotropa che può creare una vera e propria dipendenza patologica. Inoltre si avvale di una scappatoia non da poco: essendo la codeina un farmaco è meno «controllato» degli stupefacenti e in alcuni Paesi è piuttosto facile da reperire.
DALLA GOLA ALLA TESTA
Per realizzare la droga quindi ci si affida alla codeina. E gli effetti collaterali sono quelli della tosse placata: pupille piccole e che non rispondono bene agli stimoli luminosi, battito cardiaco rallentato, alterazioni motorie, perdita di coordinazione, una poco intrigante stitichezza, un senso generale di scarsa lucidità e una voce particolarmente roca, dovuta al rallentamento dei processi di salivazione. Più o meno, insomma, quello che accade a chi inizia a fumare marijuana. 
A farne uso, infatti, è chi desidera offuscare, ottenebrare, oltre alla vista, i sensi, ma soprattutto la coscienza. 
Si tratta di una sostanza stupefacente tecnicamente legale ed è facilmente reperibile in quei Paesi, ad esempio Svizzera o Francia, dove questi farmaci si possono acquistare senza ricetta. In Italia realizzare lo «sballo fai-da-te» non è facilissimo ma è possibile utilizzando, ad esempio, due farmaci popolari come Tachidol e Co-Efferalgan. Essi però contengono altre sostanze che potrebbero far molti danni o anche uccidere se usati nelle dosi massicce necessarie per fare arrivare la «botta» di codeina al cervello. «Questo è un fenomeno che pare di nicchia ma nel mondo l’utilizzo di farmaci come droga, il mix di farmaci e droghe o, ancora, la messa sul mercato di potenti derivati clandestini di farmaci, sta provocando stragi» ci spiega il maggiore esperto italiano di dipendenze Riccardo Carlo Gatti, direttore del dipartimento interaziendale prestazioni erogate nell’Area dipendenze, direttore Uoc (Unità operativa complessa) Programmazione Studi e Ricerche nell’Area Dipendenze Asst (Azienda socio sanitaria territoriale) Santi Paolo e Carlo di Milano. «Negli Stati Uniti, in un solo anno, sono morti più americani per overdose da droghe, farmaci e simili che in tutta la guerra del Vietnam, provocando una vera e propria emergenza nazionale – sottolinea -. Sono fenomeni drammatici che, come sempre, sembrano cogliere tutti di sorpresa, come se non si riuscisse mai a comprenderli nella loro essenza e nella loro pericolosità perché ci si aspetta sempre che accadano agli altri, mai a noi».
SBALLO IN CUCINA
Oltre ai farmaci, un’altra emergenza è legata all’uso di sostanze che abbiamo in casa da sempre. Non dimentichiamoci che alcol e tabacco, nel mondo, ogni anno provocano milioni di morti. E se il tabacco richiede un certo tempo per agire in modo mortale, l’alcool può mandare rapidamente in coma o essere addirittura letale. «Le persone che hanno consumi eccessivi o a rischio, sono quelle che rendono di più ai mercati legali e illegali e chi finisce in pronto soccorso è solo la punta di un iceberg – prosegue l’esperto – rispetto a chi sta male e a chi si fa male e continua a farselo magari mischiando sostanze lecite a illecite». Come ad esempio le sostanze psicotrope ottenute dall’abuso di spezie come la noce moscata che troviamo in ogni cucina o dai sali da bagno, i cui cristalli sono composti da mefedrone, una sostanza che dà il medesimo effetto di ecstasy, cocaina e anfetamina messe insieme e ha conseguenze devastanti per l’organismo. 
Si può dire allora, chiediamo ancora a Riccardo Gatti, che le sostanze più devastanti, sono le cosiddette «droghe per poveri», per coloro che non possono spendere?
«Beh, nei Paesi più poveri ci sono colle e solventi, droghe a basso costo per le persone più diseredate, sino ad arrivare, più vicino a noi, al famigerato «Krokodil»: in Russia è diventato una sorta di eroina low cost. Produce effetti simili, ma a un prezzo decisamente inferiore, ti scarnifica (da qui il nome), e poi ti ammazza», ci risponde l’esperto.
Sembrerà strano ma anche qui, in qualche modo, c’entra la codeina. «Sì, ma lavorata in modi balordi sino a diventare desmorfina – continua Gatti -. Si va sulle Rete e le proposte sono infinite. Così nel mondo occidentale tutto sembra facile e spesso anche economico. Persino lo stare male».
Ma come la mettiamo con la fascinazione che provocano sui giovani le nuove sostanze psicoattive?
FOLLIA A PAGAMENTO
«Sì, capisco l’attrazione per le nuove combinazioni, come Sprite e codeina. Una sostanza come la Purple Drank, nella giusta location, con la musica adatta, rap o hip hop, balli e una folla di amici, crea empatia e la percezione di scioltezza nei movimenti e nei rapporti da parte di persone che in realtà, viste da fuori, sono goffe e scoordinate. Di fatto sono un modo ulteriore di procurarsi follia a pagamento in un mondo che ne fornisce già fin troppa gratuitamente. Basta guardarsi attorno: la maggior parte dei problemi dei giovani che arrivano in pronto soccorso (e non solo loro) è legata a una droga fai-da-te: basta bere tanto alcool in tempi brevi, magari mischiato a qualche farmaco e si arriva a uno stato che è sempre a due passi dal coma». Abusi, malori, giovani morti. Eppure, Gatti ne è convinto, «c’è un enorme, inspiegabile silenzio sull’abuso dei farmaci. La gente è curiosa, giovani e giovanissimi soprattutto. E sulla curiosità da una parte c’è chi lucra e dall’altra chi ci casca».
In un modo o nell’altro, quindi, con quello che si trova in strada, sulla Rete o anche in casa o nel negozio sotto casa è possibile farsi male. Il denaro conta poco o nulla in queste situazioni, si paga a volte col proprio corpo ma, comunque e sempre, c’è chi ci guadagna: il flusso economico collegato ai fenomeni di abuso piccoli e grandi, legali ed illegali è enorme. 
E allora si torna sempre alla domanda centrale: cosa si può fare? Spiega ancora l’esperto: «Noi cerchiamo di far fronte a questa emergenza mettendo insieme forze e competenze (pronto soccorso, servizi per la cura delle dipendenze, dipartimento di salute mentale, centri antiveleni). Si può tentare di arginare le conseguenze dell’utilizzo di queste sostanze creando sistemi di osservazione e allerta locali. È decisivo intervenire velocemente e il più efficacemente possibile. Perché accorgersene tardi vuol dire perdere vite oppure vedere giovani sopravvivere ma con lesioni permanenti». 
Paola Fucilieri