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 1977  dicembre 04 Domenica calendario

La Malfa: «Il Pci al governo»

L’on. La Malfa ha riproposto ieri, con molta forza, al Consiglio nazionale del suo partito (che si concluderà oggi) il problema della formazione di un governo di emergenza, invitando non solo la Dc ma anche il Pci a superare le residue incertezze, esitazioni e ambiguità. «Noi sfidiamo», ha detto La Malfa, «la Dc e il Pci a darci un programma di emergenza così rigoroso e severo da consentirci di uscire dalla crisi e un progetto a medio termine che rilanci l’Italia sulla via del progresso economico, sociale e civile. Se questi programmi ci sono, noi li appoggeremo senza nulla chiedere che non sia la tutela dell’interesse del paese». Il discorso di La Malfa è pervaso dalla coscienza dell’aggravarsi della situazione del paese, ma registra anche un atteggiamento non tutto negativo della Dc di fronte alla prospettiva del governo di emergenza. «Sulla proposta di chiamare il Pci a corresponsabilità di maggioranza o di governo si sono pronunciati Moro, Fanfani, Zaccagnini, che hanno mostrato di aver superato la fase delle preclusioni di principio».
Ma proprio per motivi di tempo e di opportunità, insiste il presidente del Pri, non è possibile rinviare di molto questo appuntamento «considerando anche che il 1978 sarà caratterizzato da molti impegni politici che finiranno col creare tensione tra i partiti». L’invito ad accelerare il processo di superamento dell’attuale quadro politico viene rivolto da La Malfa anche ai comunisti: «Il Pci ha convalidato, con i discorsi di Berlinguer e di Longo, l’urgenza di un suo ingresso nella maggioranza o nel governo per affrontare più adeguatamente la crisi del paese, ma, esposto questo punto di vista che gioca politicamente a suo vantaggio, non ha mostrato un particolare impegno nell’insistere, forse perché il prezzo che esso deve pagare in politica di sacrifici e di austerità non è minore del prezzo che la Dc deve pagare in materia di quadro politico». Secondo La Malfa insomma, dal 20 giugno in poi, e per opposti motivi, l’opposizione della Dc all’ingresso del Pci nella maggioranza si sarebbe andata affievolendo, mentre «l’impegno del Pci diretto a ottenere quel risultato si è andato attenuando». Di qui il suo richiamo ai due maggiori partiti a rendersi conto fino in fondo della drammaticità della situazione e dei tempi stretti per superarla.
Un giudizio non negativo dei processi in atto nella Dc è stato dato anche da Enrico Manca in un discorso a Lecco: «Da autorevolissimi esponenti dc sono venuti negli ultimi giorni segni di una più acuta sensibilità e responsabilità nei confronti del paese. L’iniziativa del Psi per un governo d’emergenza dev’essere volta ad aiutare la maturazione della Dc in questa direzione». Il riferimento è evidentemente all’on. Moro, che con il discorso di Benevento del 18 novembre, aveva riconosciuto la necessità di un consolidamento e rafforzamento dell’intesa, e apprezzato in modo positivo la funzione e l’evoluzione in atto nel Pci.
Ma Galloni, parlando a Catania, si è preoccupato di soluzioni che potrebbero «esporre il paese a rischi più gravi e a soluzioni avventurose». Secondo Galloni «l’accordo a sei deve essere attuato e può essere integrato, come è avvenuto per la mozione di politica estera votata alla Camera (1) ma non può essere superato prima che abbia dato tutti i risultati di cui è capace».
Questa risposta negativa, «ferma e meditata», dice Galloni, «a quanti oggi propongono il superamento dell’attuale equilibrio Politico», non è tuttavia tale da chiudere il discorso che si è aperto alcune settimane fa, con la iniziativa di La Malfa e che acquista, dopo la decisione della segreteria socialista di venerdì (2), maggiore puntualità e concretezza. Se infatti la direzione del Psi assumerà, giovedì prossimo, una iniziativa ufficiale in direzione del governo di emergenza (e lo chiedeva ieri anche Vincenzo Balzamo, presidente dei deputati socialisti), non sarà possibile per la Dc sottrarsi al confronto.
Sull’altro versante dovrà pronunciarsi la direzione comunista, già convocata per mercoledì. Da più di un segno sembra di capire che anche nel Pci vada maturando la convinzione che occorre accelerare i processi politici in atto. Naturalmente il Pci respingerà l’accusa che gli è stata rivolta da La Malfa di una certa debolezza nel porre il problema del suo ingresso nella maggioranza o nel governo. Ma la manifestazione dei metalmeccanici di venerdì (3), l’accentuarsi della tensione nel movimento sindacale, la pressione esercitata in molte regioni per il superamento delle giunte delle intese (tipico il caso della Sicilia e della Calabria), così come la iniziativa socialista, sono tutti elementi che spingono il vertice comunista a prendere una posizione più esplicita per un superamento dell’attuale quadro politico.
Note: (1) La politica estera era rimasta fuori dall’accordo di luglio. A ottobre (il giorno 19) i sei partiti votarono in Senato una mozione comune in cui, fra l’altro, si sollecitava «la celebrazione della elezione europea a suffragio universale». (2) Craxi aveva riunito la segreteria socialista il 2 dicembre, sollecitato da un’iniziativa di Enrico Manca e Claudio Signorile, che avevano messo sotto accusa la segreteria. In quella riunione si decise il «superamento del quadro politico» in vista della formazione di un governo d’emergenza. (3) Duecentomila metalmeccanici erano sfilati per le vie di Roma, il 2 dicembre, in vista dell’incontro governo-sindacati del 10. Gli operai chiedevano «un mutamento della politica economica recessiva».