la Repubblica, 15 luglio 2017
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Francesca Re David eletta alla guida della Fiom. L’Opa delle donne sulla Cgil
Femmine contro maschi. Dopo quello tra componenti di partito (comunista e socialista) disciolte con la caduta del Muro di Berlino, e quello tra maggioranza e minoranza congressuali ora si affaccia un nuovo – originale – conflitto nella Cgil, un conflitto di genere: donne contro uomini. Con le prime che stanno scalzando i secondi nei centri chiave del potere sindacale espressione ancora di 5,5 milioni di tessere. Un’Opa ostile sotto tutti i profili. Ieri l’ultima, e per certi versi storica, mossa: per la prima volta una donna Francesca Re David, romana, 58 anni, alla guida della Fiom, il sindacato dei metalmeccanici fondato nel 1901, che nonostante la lunga crisi, la precarietà, i robot, le sirene del populismo, aspira ancora a rappresentare l’aristocrazia operaia, l’élite della classe. Ma è un’egemonia che non c’è più, con l’invadenza della terziarizzazione dell’economia. Come, d’altra parte, è sparita l’egemonia degli uomini in Cgil. Susanna Camusso, segreteria generale della Cgil, la prima donna nel posto che fu di Luciano Lama e Bruno Trentin, la dice proprio così: «È evidente la fine di una egemonia. Ed è un processo di cambiamento effettivo che inevitabilmente genera un conflitto». Franco Martini, segretario nazionale della Cgil, non ha nascosto la questione parlando all’assemblea della Fiom che ha eletto Re David: «Attenzione, ormai c’è un problema per noi uomini». Perché le donne cigielline hanno conquistato dal basso i gangli nevralgici dell’apparato novecentesco che governa la confederazione: hanno preso le Camere del lavoro «di frontiera», come le definisce Camusso, e cioè Lecce, Bari, Gioia Tauro, Caserta, Benevento ma anche quelle di Torino, Firenze, Ascoli. Poi strutture regionali come quella lombarda e quella marchigiana. E ancora le categorie. Quattro delle cinque federazioni con più iscritti sono guidate da donne: la Filcams (commercio e terziario, 469 mila tessere) da Maria Grazia Gabrielli, la Fp (pubblico impiego, 385 mila tessere) da Serena Sorrentino, la Fiom (metalmeccanici, 335 mila tessere) appunto da Re David, la Flai (agro-industria) da Ivana Galli. Camusso (Re David prese il suo posto in Fiom) è al vertice della confederazione. Quattro dei dieci membri della segreteria confederale (dove è arrivato dalla Fiom Maurizio Landini) sono donne. In media le donne al potere in Cgil hanno tra i 30 e i 40 anni. Sono la spina dorsale del processo di rinnovamento, in questo caso anche generazionale, in atto negli ultimi anni, favorito da una gestione unitaria. La rincorsa delle donne in Cgil comincia nei primi anni Novanta con la segreteria di Bruno Trentin, stagione di rinnovamento e ringiovanimento. Per una doppia spinta: quella dal basso che arriva dai coordinamenti interni delle donne nel sindacato, luogo esso stesso della militanza femminista che si esprime anche contro l’idea che le donne possano occuparsi solo dei problemi delle lavoratrici; e quella regolamentare con l’introduzione del principio di “non discriminazione” in base al quale nessuno dei due generi può avere più del 60 per cento dei posti nelle assemblee rappresentative e negli organismi di governo. Spiegato il perché dell’ascesa femminile resta da capire se l’azione sindacale è destinata a mutare una volta coniugata perlopiù al femminile. Dice di sì, Susanna Camusso: «Perché il nostro mestiere è fatto di relazioni, di rapporti diretti con le persone che rappresentiamo». Ed è il medesimo concetto che esprime Re David che da una famiglia borghese arriva alla Fiom dopo la laurea in storia passando per il Pci di Enrico Berlinguer (era iscritta alla stessa sezione romana di Ponte Milvio), sposata con due figlie. Poi aggiunge: «Il sindacato è ancora un mondo pensato al maschile, l’organizzazione, le gerarchie, gli orari (che non ci sono) incompatibili per una mamma. Non è facile fare la sindacalista». Tutto questo il sociologo Bruno Manghi (cislino) l’ha sintetizzato qualche anno fa nel pamphlet “Il tempo perso”. Un tempo che le donne non possono permettersi di perdere, strette tra famiglia e sindacato. Anche per questo hanno dichiarato “guerra” agli uomini.