La Gazzetta dello Sport, 9 luglio 2017
Enrico Chiesa: «Non ha ansie né si fa sconti, sì, mio figlio farà strada»
È il giovane più rock del momento. Un talento che piace a tutti. La Fiorentina lo ha scelto come simbolo per la presentazione delle nuove maglie. Federico Chiesa insieme ai guerrieri dei quattro colori del calcio storico. Gigante tra i giganti. Il gioiellino viola è anche corteggiato da alcuni club che hanno tanti soldi da spendere. Ancelotti ha suggerito ai dirigenti del Bayern Monaco di non perdere di vista il ragazzino. Napoli e Inter sono andate oltre. Hanno sondato il terreno per prenderlo subito. Arrivando a offrire fino a trenta milioni di euro. Una provocazione? Una mossa per verificare la reazione degli uomini di Della Valle? Federico non si tocca. L’attaccante è il simbolo della Fiorentina che sta ripartendo. Il viaggio alla scoperta del piccolo Chiesa ha una guida speciale: babbo Enrico. Nei dodici mesi che hanno portato il figlio alla ribalta nazionale lui ha scelto di restare nell’ombra. Guardandolo e proteggendolo stando un passo indietro. Per una volta, però, accetta di raccontarlo. Portando allo scoperto qualche piccolo segreto familiare. «Pochi giorni fa – racconta, divertito, Enrico Chiesa (alla Fiorentina tra il 1999 e il 2002) – dei ragazzi hanno chiesto degli autografi a mio figlio. Poi, si sono voltati verso di me e mi hanno detto: “Lei è il babbo di Federico? Allora, vorremmo anche il suo autografo”. Ho firmato pensando alle mie 138 reti in Serie A, alla Coppa delle Coppe vinta con la Sampdoria, alla Coppa Uefa alzata con il Parma e alle Coppe Italia conquistate con Parma e Fiorentina. Nessuna gelosia, quella battuta mi ha reso orgoglioso. Mi ha fatto battere forte il cuore. Ho avuto la conferma di quanta strada abbia fatto Federico in un anno. L’estate scorsa di questi tempi era solo un promettente ragazzo della Primavera».
Suo figlio è riuscito anche a non interrompere gli studi.
«Doveva dare un esame a giugno (studia Lingue all’Università, ndr) ma ha dovuto saltarlo perché era con la Nazionale Under 21. Mia moglie Francesca si è lamentata. Lei è un martello. Sul fronte scolastico non lo molla un attimo. Federico ha intenzione di continuare a studiare e a dare esami».
Come è suo figlio fuori dal pianeta calcio?
«Un ragazzo che non è cambiato di una virgola dopo l’ ondata di popolarità. Ha conservato la stessa umiltà. Ha difeso le solite amicizie. Continua ad aver voglia di crescere. Davanti al video studia i movimenti dei suoi avversari e i colpi dei campioni che ammira. Non è mai stanco di imparare».
Che cosa dice quando vede in televisione i gol del suo babbo?
«Niente di particolare. Guarda e studia. Federico analizza i miei gol ma anche quelli degli altri grandi attaccanti. Da ragazzino, ad esempio, aveva un debole per Kakà».
Federico regala qualche consiglio al suo fratellino Lorenzo che gioca nella Settignanese, una società fiorentina molto importante a livello giovanile?
«In realtà è Lorenzo a commentare le partite del fratello. Più di una volta gli ha detto: “Ma come hai fatto a sbagliare quel gol?” oppure “Quel pallone potevi stopparlo meglio”. Fede ascolta e incassa».
Che cosa l’ha stupita nella crescita di suo figlio?
«La personalità. Ricordate il debutto di Fede a Torino contro la Juventus alla prima di campionato? Non era facile passare dalle partite del campionato Primavera al clima affascinante dello Juventus Stadium. Eppure è riuscito a fare la sua parte. Poi, per un periodo si sono spente le luci. Fede è tornato in gruppo. Ha giocato poco. Proprio in quel momento ha vinto la sua sfida. Non si è accontentato di quella parentesi emozionante. Non ha alzato il piede dall’acceleratore. Ha continuato ad allenarsi a cento all’ora. Ha quasi obbligato Paulo Sousa a riproporlo. E quando ha ritrovato a gennaio la Juventus a Firenze è stato uno dei migliori in campo. In sei mesi in campo c’era un giocatore diverso».
Quali sono i colpi migliori di Federico?
«Ha forza. Gamba. Vede la porta. Ora sta anche imparando a gestirsi meglio. Non attacca dieci volte su dieci ma cinque volte su dieci. Quando vai devi fare male. Qualcuno mi chiede: “Ma come fa Federico a correre come un dannato per tutta la partita?”. Il suo segreto è allenarsi a cento all’ora tutti i giorni. Devi avere benzina nel motore e la benzina la metti durante ogni allenamento».
Qualche vizio di suo figlio?
«È un mangione, un pastaiolo. Va pazzo per i piatti che fa mia moglie. I dietologi della Fiorentina però gli hanno dato delle linee guida anche a tavola. Vietato sgarrare. Federico e mia moglie vivono in simbiosi».
La passione di Federico?
«Gli ho trasmesso l’hobby per le maglie da calcio. Non mi riprenderà mai visto che ho una collezione favolosa. Però lui è partito presto. E ne ha già tante importanti. Quelle che ama di più sono la casacca del debutto in Serie A con la Fiorentina e la maglia della Nazionale».
Il piccolo Chiesa piace anche gli sponsor.
«Federico si impegna molto per iniziative a scopo benefico. Presto parteciperà a un evento per l’ospedale Mayer. E potrebbe essere una delle facce per lanciare il prossimo campionato televisivo. Vedremo. Mio figlio non vuole distrarsi».
L’ultima volta che lo ha criticato?
«Mi è dispiaciuto per l’espulsione contro il Pescara. Due gialli in una manciata di minuti. Gli ho detto che deve stare più attento». Cuore di babbo.