Dieci anni di Repubblica, 23 settembre 1977
Prezzi politici letti per tutti
A ventiquattr’ore dall’inizio del convegno sulla repressione, Bologna si sta riempiendo di giovani con lo zaino sulle spalle. Arrivano in autostop, in treno, risalgono i portici delle città, sfilano lungo il centro e poi puntano decisamente verso la zona dell’università.
Questa mattina i portavoce del movimento valutavano gli arrivi tra le mille e le duemila persone ma nel pomeriggio l’afflusso si è intensificato e si parla tranquillamente di cinque o seimila. Questa sera al Parco Nord, nell’ultima periferia della città, in fondo a una via che significativamente si chiama Stalingrado, sono state piantate le prime tende. Non molte ancora, perché fa freddo e chi può cerca ospitalità dagli amici, dai conoscenti se ne ha, oppure in uno degli edifici della università di via Del Guasto, occupati l’altra notte (le cui condizioni di manutenzione sono oggetto all’interno del movimento di una polemica a base di cartelli che invitano a non pisciare nelle aule occupate e di risposte ironiche in cui si parla di autonomia urinaria e firmate dai «marxisti perbenisti»).
«Le case dei compagni sono strapiene, i padroni di casa che qui a Bologna affittano gli appartamenti a persona, protestano. Al Parco Nord fa freddo, c’è la bronchite assicurata, da stasera forse bisognerà aprire alcune facoltà», spiegavano questa mattina i portavoce degli organizzatori.
Come in un bollettino d’arrivo del giro d’Italia si elencano i nomi. Felix Guattari è arrivato ieri, la Macciocchi oggi, quelli del Policlinico di Roma (via dei Volsci) questo pomeriggio – però Pifano non c’è ancora – Scalzone, altro leader degli autonomi, è arrivato e ripartito, ma tornerà.
A turbare questo clima, per ora idilliaco, non ce l’ha fatta neppure l’ordigno che ieri notte dopo le 10 è stato fatto esplodere contro la saracinesca di un garage della caserma dei carabinieri all’Arcoveggio.
L’impressione che si ha girando per la facoltà di Magistero, che è il quartier generale del movimento, è che per ora l’ottimismo regni sovrano.
A sdrammatizzare la situazione c’è stata poi la notizia del buon esito della manifestazione di Roma (1). In realtà i problemi dei rapporti all’interno del movimento tra Lotta Continua, movimento studentesco bolognese, Avanguardia Operaia da una parte, e i vari gruppi dell’autonomia organizzata dall’altra, sono solo rimandati alla giornata di domani, quando si deciderà come ritrovarsi per discutere.
Per oggi i problemi più importanti che il movimento ha dovuto affrontare sono stati quelli finanziari. «Se vi diciamo quanto abbiamo in cassa non ci credete», ha risposto uno studente dell’organizzazione alla domanda di un giornalista. «Dillo, dillo». «Beh, abbiamo quarantacinquemila lire». Quarantacinquemila lire e molte cambiali firmate per pagare in anticipo certi generi di prima necessità, come per esempio i tesserini dei tram. «Con i soldi che incassiamo oggi con la prevendita dei buoni-pasto dobbiamo pagare i generi di prima necessità che compreremo domani».
Sono stati proprio i panini, anzi per l’esattezza i pasti precotti, i protagonisti della giornata. Per tutto il pomeriggio si è temuto che la differenza fra le millequattrocento lire (prezzo ridotto all’osso) del pasto fornito dalla cooperativa mense e il prezzo che il movimento chiedeva di pagare potesse portare a un buco di seimila pasti al giorno. Insomma venerdì sera, sabato e domenica, seimila persone potevano rischiare di non avere da mangiare con le conseguenze che si possono facilmente immaginare. Quantitativamente, in lire, si trattava di quindici milioni. Una cifra consistente ma non folle. Per tutto il pomeriggio due studenti del movimento e i nove rappresentanti dei commercianti, delle cooperative, della grande distribuzione, dei gruppi d’acquisto hanno cercato una via d’uscita.
Poi alla fine, dopo telefonate un poco affannose (in tutta questa faccenda, non certo secondaria, il prefetto Guido Padalino è rimasto singolarmente latitante limitandosi a dichiarare qualche giorno fa: «Io faccio il prefetto non l’organizzatore di convegni», i rappresentanti della Camst hanno fatto una proposta: «Vi forniamo seimila pasti a mille lire senza l’acqua minerale». E il movimento l’ha accettata.
Mentre gli studenti, il comune, i rappresentanti delle categorie si occupavano dell’organizzazione del convegno negli uffici della questura si pensava all’ordine pubblico: sul tavolo di tutti i funzionari c’è da oggi un fascicolo di una quarantina di pagine. Il titolo è: Convegno sulla repressione organizzato da movimenti di estrema sinistra. Dentro c’è tutto quanto può servire. Intanto, come a marzo, prefettura e questura sono presidiate dalla guardia di finanza col mitra in mano. Nel resto della città carabinieri e polizia sono un po’ dovunque. Le cifre sono segrete ma sembra che non siano in meno di seimila.
Note: (1) Il 21 settembre il Movimento aveva organizzato a Roma una manifestazione per chiedere la liberazione di 24 detenuti che venivano giudicati «politici». Al corteo avevano partecipato quindicimila giovani.