Dieci anni di Repubblica, 6 dicembre 1979
E l’Arabia Saudita ci lascia a secco
Il colpo di scena che si temeva è avvenuto: la società petrolifera di Stato dell’Arabia Saudita ha sospeso la fornitura di greggio all’Italia, «a causa delle voci e delle insinuazioni di cui l’operazione è stata in questi giorni oggetto e che toccano anche l’onorabilità del governo saudita». Cinque milioni di tonnellate di greggio all’anno spariscono di colpo, il deficit petrolifero del paese sale al 25 per cento del fabbisogno, i rapporti col più grande produttore dell’Opec sono seriamente e forse definitivamente compromessi, mentre la lira crolla sul mercato internazionale, costringendo il governo e la Banca d’Italia a inasprire drasticamente il tasso di sconto.
Questo è finora il solo risultato d’una campagna in corso da due mesi, basata in gran parte su documenti anonimi, che ha tutta l’aria di un’operazione di cannibalismo politico ed economico.
Scrivemmo qualche giorno fa: o siamo di fronte ad un gigantesco peculato o ad una gigantesca calunnia. Il peculato bisogna provarlo; se non lo si prova, aumentano gli indizi che si tratti di calunnia. Ma intanto salta un contratto da centomila barili al giorno di greggio al più basso prezzo disponibile sul mercato. Di chi è la colpa?
La risposta è purtroppo assai semplice: la colpa è del governo e in particolare del ministro delle Partecipazioni statali, Siro Lombardini.
Lombardini – anche questo fu scritto – aveva due modi di comportarsi: accertare eventuali illeciti e prendere immediati provvedimenti a carico di Mazzanti; oppure accertare l’inesistenza degli illeciti e assumersi quindi la responsabilità politica dell’operazione.
Ha scelto una terza via: non escludere l’ipotesi che gli illeciti fossero stati commessi senza però provarli dando così spazio ad ogni illazione e soprattutto al proseguimento della campagna di voci. Su questa strada era inevitabile che il contratto con l’Arabia Saudita saltasse. Infatti è saltato.
Si diceva ieri a Montecitorio che il segretario del Psi abbia chiesto l’immediata destituzione di Mazzanti, minacciando in caso contrario la crisi di governo. Difficile stabilire la fondatezza di questa voce, ma sta di fatto che l’intera situazione politica minaccia di saltare a causa di questo scandalo.
Ebbene, tutto ciò è vergognoso. È vergognoso non già che il Parlamento indaghi su voci allarmanti, ma che il governo non sia in grado di arrivare ad una qualsiasi conclusione certa e di trarne le necessarie indicazioni. È vergognoso che vi siano partiti dilaniati da lotte interne fino al punto di spaccarsi in due e mettere a repentaglio un affare di enorme interesse per l’economia nazionale. Non ci sono parole per deplorare questi comportamenti e questo senso d’irresponsabilità o, nel migliore dei casi, d’impotenza.