Corriere della Sera, 24 agosto 1950
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Com’è fatto l’esercito iraniano addestrato dagli americani
L’ Iran continua ad essere uno dei più pericolosi focolai del mondo. Nell’Azerbaijan infatti esiste un «governo autonomo» ispirato da Mosca pericolosamente vicino: tre anni fa, poi, il Governo centrale iraniano fu costretto a soffocare sul nascere una rivolta che stava per assumere l’aspetto delle attuali ostilità in Corea. Ma la «questione» dell’Azerbaijan è tuttora aperta, e gli osservatori politici non escludono che l’Unione Sovietica si valga ancora dell’Azerbaijan per sferrare un attacco di sorpresa e meticolosamente preparalo. Per fate fronte a una siffatta eventualità il Governo centrale ha sottoposto le proprie forze armate a un intenso addestramento adeguando inoltre le armi e l’equipaggiamento alle esigenze moderne. Pur non potendo essere paragonato a certi eserciti europei, quello iraniano ha fatto enormi progressi in questi ultimi sei o sette anni. La missione militare americana ha avuto una grande parte nell’addestramento delle truppe iraniane e nella motorizzazione dell’esercito, che oggi si trova all’altezza dei compiti che potranno gravare su di esso.
L’ Iran ha poche grandi strade di comunicazione, con andamento nord-sud. Su queste arterie si svolgeranno, se la guerra verrà, pochi grandi scontri decisivi. È quindi necessario possedere la mobilità e la scioltezza di movimenti del leopardo per bloccare incessantemente tutte le iniziative nemiche. È per questo che grandissima parte della fanteria persiana è organizzata su divisioni autotrasportate o celeri, come diremmo noi. Larghe cure sono anche fornite ad un corpo speciale di mitragliatori motociclisti che sono la moderna trasposizione dei velocissimi e leggendari cavalieri dell’Orda d’Oro. La guerra del deserto esige però anche una buona aviazione esplorante e di copertura strategica.
Anche per l’ Iran si pone, oggi, lo stesso problema che vale per quasi tutti gli eserciti del mondo, e cioè qualità da contrapporre con ragionevoli speranze di successo, almeno temporaneo, alla quantità del supposto nemico. Nessun esercito infatti, tranne quello americano, può oggi lusingarsi di allestire un numero di divisioni anche lontanamente pari a quello di cui dispone la Russia.’ È quindi necessario limitarsi a poche divisioni superarmate e superaddestrate, ed in particolare dotate di due elementi essenziali: motorizzazione e volume di fuoco. Ciò permette di realizzare sul campo di battaglia rapidi concentramenti d’artiglieria che spesso sono in grado non di creare presupposti offensivi, ma di stroncare sul nascere quei movimenti strategici avversari che si rivelassero pericolosi. L’esercito iraniano non è ancora giunto allo stadio di motorizzazione previsto: e a Teheran lo stato maggiore attende, con un’ansia che potrebbe parere ingiustificata a chi non conoscesse la situazione reale, i mezzi cingolati e corazzati che l’America ha destinato a questo inquieto Paese sul limite del pericolo.
Anima e molla del riarmo iraniano è la commissione militare che risiede prevalentemente alla Imperiale Iraniana Negahbhani (gendarmeria) di Teheran.