17 dicembre 1949
In Russia si estrae la metà del petrolio previsto dal piano quinquennale
La pubblicazione a Mosca della relazione ufficiale sull’andamento del piano quinquennale relativo all’ultimo trimestre del 1949 mostra un rallentamento generale della produzione industriale e un miglioramento di quella agricola. La Pravda fa anche sapere che la produzione di petrolio greggio è molto lontana dai 35 milioni di tonnellate previsti dal piano quinquennale, forse neanche la metà dei 60 milioni che Stalin aveva chiesto nel suo discorso elettorale « per assicurare posizioni di difesa ». La Pravda accusa il Ministero dell’Industria del petrolio, i cui sistemi tecnici di ricerche e di sfruttamento sono « detestabili », e invoca una vigorosa epurazione dei responsabili. Ma nessun appunto può essere in verità mosso al ministro dell’Industria del petrolio, Nikolai Baibakov, di recente nomina, che nella sua relazione al Praesidium del Soviet Supremo aveva chiaramente spiegato che l’Urss non può attendersi una produzione di greggio nella quantità fissata nei piani, non tanto perché lo sfruttamento dei giacimenti di Baku, nel Caucaso, sia difettoso o manchino i carri-cisterna, ma perché le riserve dei pozzi non sono più quelle di una volta. La Russia, che si classificava, prima della rivoluzione, alla pari con gli Stati Uniti, segue oggi il Venezuela con una produzione di circa un ottavo di quella degli Stati Uniti. Eppure migliaia di tecnici hanno sondato il deserto tra il lago di Arai e il mar Caspio; in Asia centrale presso Kokand; in Oriente nella Kamtchatka; si è esplorato in Carelia, trivellato tutta la zona intorno a Poltava, in Ucraina, dove durante la guerra, mentre i Tedeschi avanzavano, una sorgente scaturiva improvvisa e impetuosa nel villaggio di Romny. Tra il Medio Volga e gli Urali veniva rintracciato un immenso bacino, subito battezzato « la seconda Baku », che però si esauriva dopo la estrazione di 2 milioni di tonnellate. Questi immensi sforzi hanno richiesto l’impiego di miliardi di rubli, ma il risultato è che la produzione segna una ulteriore diminuzione del 16 per cento nel confronto dell’anno scorso. (L. Crucillà sul Corriere della Sera)