Corriere d’informazione, 20 novembre 1948
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È ufficiale il divorzio tra le regine d’Egitto e dell’Iran
Nello spazio di ventiquattro ore due comunicati ufficiali, uno del Tribunale di Teheran e uno del Gabinetto reale egiziano, hanno annunziato i divorzi tra lo Scià di Persia e l’imperatrice Fawzia, sorella del re d’Egitto, e tra lo stesso re d’Egitto, Faruk, e la regina Farida. Quali ragioni d’opportunità hanno consigliato la contemporaneità dei due divorzi? E quali segreti umani, quali delicati drammi, o quali oscure ragioni di Stato hanno cosi bruscamente interrotto due unioni che parevano essere cominciate sotto auspici di serenità, nel fasto delle Corti orientali? Solo il dramma di Teheran può essere, almeno in parte, chiarito. Nulla può ancora dirsi, invece, su quello di re Faruk e di Farida. Tutta la stampa egiziana ha pubblicato, senza alcun commento, oggi il comunicato del Gabinetto reale.
«Dio, nella sua suprema saggezza, ha voluto – dice il testo ufficiale – che i vincoli che legavano due nobili sovrani venissero sciolti. Egli ha posto nel cuore di Sua Maestà re Faruk I e della regina Farida il desiderio di separarsi mediante il divorzio, nonostante il rimpianto che ciò desta in entrambi». La coppia sembrava condurre una vita felice. Re Faruk si sposò nel gennaio del 1938, poco prima di compiere diciotto anni, e fu lui stesso a scegliere il nome di Farida per la sposa, poiché la tradizione richiede che la sposa del re abbia un nome egiziano. Farida significa «unica». Parve che Faruk, scegliendo un nome che comincia per F in volesse assecondare la volontà di suo padre, re Fuad, che aveva imposto a tutti i suoi figli nomi che cominciavano con quella lettera.
Dall’unione recale erano nate, nel 1938, nel 1940 e nel 1943. tre figlie, le principesse Ferial, Fawzia e Fadia. La frase conclusiva del comunicato, annunziante il divorzio reale : «Noi preghiamo la Divina Provvidenza di dare a Sua Maestà l’occasione d’una felicità di cui possa rallegrarsi il Paese» può far pensare che re Faruk si attenda da un secondo matrimonio la nascita d’un erede. Attualmente, infatti, l’erede del trono d’Egitto è il più che settuagenario principe Mohamed Aly, fratello dell’ex-Kedivé Abbos Hilmi. Il matrimonio di re Faruk non fu un matrimonio politico. Il padre di Farida era un magistrato, lontano dal rango a cui pareva dovesse appartenere la futura sovrana d’Egitto. Quando il matrimonio fu celebrato, nella forma strettamente privata che il rito musulmano stabilisce, la giovane sposa non era presente nella stanza dove re Faruk firmò il contratto matrimoniale. Ma Farida, violando la rigida etichetta di Corte, spiò, nascosta dietro una tenda, il consorte che scriveva il proprio nome sull’atto che la Innalzava a regina. Ora il romanzo d’amore è finito e «Rosa pura» rientrerà, portando nel cuore le immagini dei giorni sereni, nella sua casa di Assuan.
La diciassettenne principessa Fawzia diventò, nel 1939, la moglie di un uomo che aveva incontrato per la prima volta solo la notte precedente al matrimonio. Mohamed, che aveva due anni più di lei, era, allora, il principe ereditario di Persia, e divenne Scià nel 1941, quando suo padre abdicò in suo favore, lasciandolo erede di una fortuna immensa, favolosa.
Eppure Fawzia non era felice. La bellissima principessa ebbe dal matrimonio con Mohamed una sola figlia, nel 1940. Il suo matrimonio, a diversità di quello di Farida, era stato suggerito dal calcolo politico, mirava a rendere più stretti i legami tra Egitto ed Iran.
Educata anch’essa all’occidentale, Fawzia si senti come reclusa nel fasto del Palazzo, dove le gelose tradizioni d’Oriente la rinserravano. Dovette portare il velo. Credeva d’avere almeno l’amore del marito che invece venne, a poco a poco, a mancarle. Si parlò delle infedeltà dello Scià. La stampa, soprattutto americana, le divulgò, con aperte allusioni. Fawzia volle poi confidarsi, a Bagdad, con uno psichiatra. Mandò al marito ventitreenne una specie di «ultimo messaggio», esigendo un «immediato cambiamento». Ma il comportamento dello Scià non mutò e Fawzia abbandonò il marito ritirandosi presso il fratello, al Cairo, due anni e mezzo fa. Ora tutto si è concluso con il secco comunicato ufficiale di Teheran. «Sua Maestà l’Imperatrice, su parere dei medici, aveva già dovuto iniziare un viaggio, due anni e mezzo fa, per sottoporsi ad una cura speciale, e soprattutto per cambiare aria. In seguito, i medici hanno deciso che il clima di Teheran non si confaceva al fisico della Sovrana, ed è perciò che. di mutuo accordo, i due imperiali congiunti hanno deciso di rompere l’unione sancita dalla legge sacra dello «Sharai». Questo avvenimento non avrà nessuna Influenza sulle relazioni amichevoli che intercorrono fra l’Egitto e la Persia». Questo è quanto si conosce, per ora, della storia di due tra le più belle e ricche regine della terra. Come melanconica conclusione, che potrà spegnere le antiche e del resto spiegabili invidie delle donne di tutto il mondo per le due «rose d’Oriente» possiamo ricordare la legge musulmana, secondo la quale una donna non può mai divorziare da suo marito: il marito invece può ripudiare la moglie a proprio arbitrio.